L’orientamento scolastico funziona parzialmente. La conferma è arrivata da un’anticipazione di un’indagine nazionale di Almadiploma, diffusa nel pomeriggio del 23 ottobre dall’Ufficio scolastico regionale del Lazio, durante un convegno svolto a palazzo Lateranense, promosso anche dal vicariato di Roma, a cui ha partecipato anche il ministro dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza.
Secondo i dati raccolti dal consorzio universitario – elaborati dall’Usr per delineare un profilo dei diplomati laziali e confrontarlo con quello dei diplomati nazionali – , il 44% dei diplomati del 2013, se tornasse indietro ai tempi dell’iscrizione alla scuola superiore, cambierebbe indirizzo di studio e/o scuola, anche se 84 studenti su 100 si dichiarano complessivamente soddisfatti della propria esperienza scolastica. Dai dati emerge che il 48% degli studenti (37% nel caso del Lazio), quasi uno su due, ha svolto uno stage organizzato dalla scuola durante il percorso di studi e il 31% (29% nel Lazio) ha fatto un’esperienza di studio all’estero promossa dalla scuola o da soggetti diversi. Il 61% dei diplomati ha anche svolto un’attività lavorativa, prevalentemente occasionale, estiva o part time durante gli studi, il 52% ha svolto un’attività culturale nel tempo libero. Se l’84% (83% nel Lazio) degli studenti è complessivamente soddisfatto dell’esperienza scolastica (86% nel caso degli istituti professionali; 84% il dato del Lazio), solo il 51% (45%) è invece soddisfatto per le aule, il 54% (51%) per i laboratori e il 48% (44%) per le attrezzature sportive. Il 58% (53%) si dichiara infine soddisfatto per l’attività di orientamento alle scelte post-diploma.
Durante il suo intervento, il ministro Carrozza si è soffermato sul fatto “che un obiettivo della scuola è la mobilità sociale e che adesso sembra si sia interrotto”: una mobilità che dovrebbe essere garantita dal Governo “dando anche le risorse. Le competenze degli studenti – ha continuato il responsabile del Miur – devono corrispondere alla qualifica: non possiamo polarizzare tutta l’attenzione sulla certificazione, ma concentrarsi con le competenze sulla qualifica”.
Per quanto riguarda il mancato orientamento universitario, invece, il Ministro ha ricordato che in Italia, purtroppo, “non sosteniamo lo studente nell’affrontare le difficoltà, per questo poi ci sono gli abbandoni. Il 3+2 all’università non è quasi mai 5, ma 7 o 8” anni di studio. Per quanto riguarda poi le rinunce all’immatricolazione di studenti che avevano superato il test d’ammissione, “quest’anno sono state più di 500 quelle a Medicina e Veterinaria, 2.306 quelle ad Architettura. Dobbiamo capire che la formazione in futuro sarà mentoring”, un tutoraggio che “tutti gli insegnanti” dovranno svolgere fin dai primi anni di scuola secondaria di secondo grado.
La domanda sorge spontanea: chi formerà i 300mila docenti delle superiori per metterli in grado di fornire informazioni adeguate ad orientare gli studenti sulle scelte da compiere per il loro futuro formativo e professionale?