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Orientamento, i consigli di uno studente: “La scuola non mi ha aiutato, i voti bassi mi hanno scoraggiato. Tu non sei un voto”

Non è facile capire cosa fare dopo la maturità, se continuare a studiare, iscrivendosi all’Università, iniziare a lavorare, iscriversi ad un Its, prendersi un anno sabbatico. Una ricerca di Skuola.net, “Dopo il diploma”, condotta insieme a ELIS su un campione di 3.200 alunni delle scuole superiori si concentra proprio su questa questione.

Secondo l’indagine, il 64% dei maturandi sta pensando di immatricolarsi, con alte probabilità di abbandono precoce, visto che alla fine il tasso di giovani laureati in Italia non supera il 30%. Quindi, questa, sembra più una soluzione dettata dalla mancanza di conoscenza di alternative più che da una reale convinzione. Tanto è vero che, tornando ad osservare il campione totale, oltre 1 neodiplomato su 10 sta ragionando sul fatto di fermarsi per qualche mese o addirittura per un anno, per poi prendere una decisione più consapevole.

La colpa è del cattivo orientamento? Uno studente del corso universitario di Ingegneria Digitale svolto in sinergia dal Politecnico di Milano assieme ad ELIS, un giovane che, in poche parole, ha svolto relativamente da poco la maturità, ha cercato di dare alcuni consigli per “orientare” in modo efficace i neodiplomati.

Il ragazzo aveva delle difficoltà in matematica a scuola, ma comunque ha deciso di affrontare un percorso in ingegneria. “Sapere cosa fare dopo il diploma non è stato facile, mi sentivo perso tra le tante possibilità. E la scuola non ha saputo aiutarmi. I voti bassi in diverse materie spesso mi hanno scoraggiato facendomi perdere la speranza per ciò che desideravo dal mio futuro. Ho lavorato sodo durante l’estate successiva alla Maturità per recuperare le lacune accumulate, soprattutto in matematica, la disciplina chiave del percorso che avrei intrapreso”.

I sette punti dello studente universitario

“Oggi posso dire di aver finalmente trovato la mia strada, ho preso consapevolezza delle mie capacità e ho capito davvero in quale direzione andare. Ora so benissimo cosa voglio dal mio futuro”. Ed ecco i suoi sette punti:

1. La tua strada è solo tua. Il primo consiglio di Giacomo è quello di conoscersi realmente, interrogandosi sui propri desideri e interessi per capire qual è la strada più giusta da seguire, senza farsi influenzare dalle aspettative della famiglia o della società: “Io, ad esempio, ho sempre avuto una passione per la matematica e per le materie scientifiche ma il percorso scolastico aveva messo in discussione queste mie passioni. Solo recuperando individualmente le lacune accumulate, anche attraverso lezioni private, sono riuscito a sfruttare questo potenziale”.

2. Esplora “il mondo dei grandi”, senza timore. Incontrarsi e dialogare con persone già inserite nel mondo del lavoro, anche ad alti livelli, per ascoltare le loro testimonianze, può essere una fondamentale fonte di ispirazione: “Questo punto per me è stato essenziale, una leva importante per ritrovare l’ambizione persa”.

3. Esci dalla scuola prima di uscire dalla scuola. Davvero utile è sfruttare gli ultimi anni delle superiori per approfondire di persona l’offerta formativa, partecipando agli open day di università, ITS Academy e, più in generale, per valutare le altre opportunità formative esistenti dopo il diploma: “Spesso le attività proposte dalle scuole superiori sono molto basiche e standardizzate, non sufficienti per avere una visione completa di tutte le varie possibilità offerte”.

4. Chiedi a chi ne sa più di te. Non sai che strada prendere? Instaurare un dibattito costruttivo con professori e coetanei sul mondo del lavoro e, per chi vorrebbe andare all’università, anche sulle varie facoltà e atenei, può aiutarti a chiarire incertezze e dubbi: “Per quanto mi riguarda, è stato molto utile chiedere un parere anche a tutor e figure professionali impegnate nei settori che mi attraevano maggiormente”.

5. Non ti accontentare di un orientamento “passivo”. Risulta decisivo informarsi autonomamentesulle opportunità post-diploma esistenti senza limitarsi ai soli eventi vetrina degli open day, dove sicuramente le informazioni sono esaurienti ma anche parziali, perché in fondo sono attività promozionali: “Internet rimane senza dubbio la prima fonte di ricerca ma anche ascoltare l’esperienza di amici e familiari può aiutare ad avere maggiore chiarezza”.

6. Tu non sei un voto. Non farsi influenzare eccessivamente dai voti scolastici, ma lasciarsi guidare soprattutto dalle proprie passioni e interessi: “Nonostante la mia insufficienza in matematica, grazie all’impegno, stimolato proprio dalla passione per la disciplina, oggi riesco a raggiungere tutti gli obiettivi prefissati”.

7. Non avere paura di sbagliare. Spesso accade, a un certo punto del proprio percorso post diploma, che la scelta fatta si riveli non più così in linea con le proprie idee e attitudini: “Non è un problema! Si può tranquillamente ripartire con un altro corso o scegliere altre alternative più vicine ai nuovi desideri”.

Il ruolo della scuola secondo il suo prof universitario

“Questa storia – sottolinea il professor Claudio Citrini, ordinario di Analisi 2 al Politecnico di Milano e docente del Corso di laurea in Ingegneria Digitale – conferma il fatto che ogni studente debba trovare in sé stesso, nella soddisfazione che trova studiando e imparando, e non negli esiti scolastici le motivazioni del suo impegno. E questo si acquisisce ancor prima di andare a scuola, perché l’uomo nasce naturalmente curioso di imparare. Semmai è la scuola che gli tarpa le ali, proponendo modelli e giudizi troppo standardizzati, cosicché si rischia di non riconoscere quello che non rientra nei suoi schemi”.

“Il ruolo della scuola dovrebbe proprio essere quello di aiutare ognuno a scoprire e riconoscere le proprie potenzialità, insegnando loro come utilizzarle al meglio. In questo, l’ascolto è fondamentale. Non esistono – aggiunge – oramai studenti più bravi e meno bravi, ma solo modi diversi di impegnarsi e di imparare. Ovviamente ognuno ha le proprie inclinazioni e le materie per cui è più portato, ma avere delle difficoltà in un’area in particolare non significa per forza non essere in grado di affrontare tale studio dando risultati almeno accettabili”.

“Visto che il primo passo per aiutare è sempre quello di ascoltare – conclude il professore – il modello didattico del corso di Ingegneria in cui insegno è basato proprio su un’intensa interazione tra studenti, tutor e docenti che aiuta lo studente a sentirsi seguito e a risolvere i problemi di apprendimento che di volta in volta può riscontrare. Il tutor, in particolare, ha il ruolo non solo di guidare nell’apprendimento delle varie discipline ma anche di motivare gli studenti allo studio e a far emergere il loro potenziale”.

Redazione

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