E’ tempo di orientamento e di scelte complicate per gli studenti delle medie.
Da diversi anni le scuole superiori in collaborazione con le scuole medie di uscita organizzano vere e proprie maratone di orientamento, con l’obiettivo di aiutare i ragazzi nella complicata scelta del percorso di studi da intraprendere.
Lo stesso Ministro dell’Istruzione e del Merito Valditara ha annunciato che verranno dedicate 30 ore di orientamento all’anno per cercare di supportare i ragazzi nella scelta e ridurre la piaga dell’abbandono precoce degli studi che colpisce ancora oggi oltre il 12% degli studenti.
Il supporto all’orientamento della scelta della scuola superiore è fatto di diversi passaggi.
Prima di tutto vengono organizzati gli Open day, cioè aperture straordinarie degli Istituti il sabato mattina o nel pomeriggio per consentire visite guidate agli aspiranti iscritti.
Si tratta di visite organizzate con la presenza di alcuni docenti e di studenti degli ultimi anni, dove ai ragazzi della terza media accompagnati dai genitori vengono mostrate le strutture dell’Istituto, palestra, laboratori, aule di informatica e vengono descritte le caratteristiche e i punti differenzianti rispetto alle altre scuole con passaggi ed approfondimenti anche su come viene organizzato il PCTO, la nuova sigla che identifica con qualche differenza l’alternanza scuola lavoro.
Insomma, parliamo di vere e proprie operazioni di marketing in cui si cerca di tirare lo studente dalla propria parte.
Altro aspetto della fase di orientamento sono gli appuntamenti on line con le scuole dove in un’oretta una rappresentanza dei docenti spiega anche qui come è organizzata la didattica tra i vari indirizzi presenti nello stesso Istituto.
Terzo momento ma non meno importante, il colloquio finale effettuato dal docente coordinatore di classe della terza media con i genitori dello studente, durante il quale vengono riportate le attitudini, le indicazioni, i consigli di tutto il corpo docente.
La scelta non è facile e rispetto ad anni fa adesso gli studenti hanno molte più scelte e variabili dello stesso indirizzo.
Partiamo dai Licei, sono 6 gli indirizzi esistenti: classico, scientifico, scienze umane artistico, coreutico musicale.
L’indirizzo scientifico a sua volta è stato variato in diverse forme; con l’eliminazione del latino ritroviamo la possibilità di seguire l’indirizzo di scienze applicate e lo sportivo.
Passando agli Istituti tecnici troviamo ben undici indirizzi, dall’Agrario, al chimico, elettronica ed Elettrotecnica, Informatica e Telecomunicazioni, Turismo, Trasporti e Logistica, Grafica e Comunicazioni, Costruzioni ambiente e territorio, Amministrazione Finanza e Marketing, Moda.
Gli studenti che intendono seguire la formazione professionale possono scegliere tra due diversi settori di studio: quello dei Servizi e quello relativo a Industria e Artigianato.
Qualche numero (fonte Corriere della Sera): negli ultimi dieci anni i licei hanno registrato un autentico boom di iscrizioni. Merito di un’offerta sempre più ricca e articolata fatta di sei indirizzi di base più le varie articolazioni che sostituiscono lo studio del latino. La scelta dei ragazzi italiani non è però omogenea su tutto il territorio, infatti, il liceo rimane la scuola preferita soprattutto al centro Sud con oltre il 56% e punte del 70% nel Lazio.
Ma attenzione ai falsi miti e ai retaggi culturali che gli italiani si portano dietro.
Dietro questa scelta spesso c’è la spinta dei genitori, vuoi perché parliamo di genitori laureati che hanno fatto il liceo e quindi lo vedono come una scelta naturale anche per i propri figli, o perché in tanti regge ancora la convinzione che si studia tanto e bene solo nei licei.
Nella scelta andrebbe enfatizzata la componente relativa agli sbocchi professionali e cosa richiede il mercato del lavoro.
Una convinzione che viene smontata dai risultati delle prove Invalsi dell’ultimo anno delle superiori e in particolare a quelli suddivisi per tipologia di scuola che l’Istituto nazionale di valutazione ha anticipato al Corriere. Stando ai risultati dei test Invalsi la risposta è: no, o per dirla meglio sì e no, dipende dalle materie. In italiano la maggior parte degli studenti del tecnico arriva a fine percorso con competenze scarse o molto scarse (corrispondenti al livello 1 e 2 della scala Invalsi). Ma, a sorpresa, in matematica gli studenti del tecnico vanno meglio di molti loro coetanei iscritti al liceo. A parte i ragazzi e le ragazze dello scientifico, che staccano tutti di parecchie leghe, e quelli del classico che pure si difendono abbastanza bene, gli altri licei escono con le ossa rotte dal confronto con gli istituti tecnici.
Non a caso anche nei percorsi di orientamento si punta molto a precisare che negli Istituti tecnici si studia molto e si prepara lo studente al mondo professionale ma senza togliere la possibilità di seguire il percorso di studi sia all’università che verso gli ITS che grazie alla nuova riforma si stanno diffondendo sempre più sul territorio ed offrono percorsi di specializzazione ulteriori a quanto fatto negli istituti tecnici.
Insomma, la scelta dei ragazzi tra liceo ed istituto deve essere legata alla scelta di seguire anche il percorso universitario, scelta obbligatoria per i primi facoltativa ma possibile per i secondi e cosa chiede al momento della scelta il mondo del lavoro.
Non possono diventare tutti avvocati o ingegneri se poi le aziende chiedono esperti sulla cybersecurity.
Ma va detto anche che fare una scelta così importante a 13 anni non è per niente facile; non si potrebbe riprendere una vecchia idea di riforma, portare la media a 5 anni e fare scegliere direttamente l’indirizzo del triennio?
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