I lettori ci scrivono

Orientamento scolastico per studenti con disabilità

Dal  gennaio 2018, è iniziato il periodo utile per le iscrizioni al primo anno di ogni ordine di scuola. Per chi ha figli “normodotati”, il percorso è abbastanza agevole: ci sono le giornate aperte negli istituti, ci si consulta con parenti e amici e magari si ha la fortuna di avere il supporto dei docenti, dove il/la nostro/a pargolo/a sta ultimando quel ciclo di studi che ti aiuta a scegliere meglio in base proprio alle inclinazioni e alle abilità dello studente tuo/a figlio/a. Ma come avviene l’orientamento per gli studenti con disabilità? Esiste?

Ad esempio, cercando online, ho trovato un bellissimo documento prodotto dall’Ufficio Scolastico di Brescia (a questo link), una vera e propria ricerca che fotografa la situazione e prova a dare risposte e strumenti. Ma a livello ministeriale, che cosa esiste? Qualcuno si è mai occupato dell’argomento?

Grazie a quanto in questo ultimo decennio abbiamo letto sulle pagine di «Superando.it» e grazie alla nostra attività come Associazione al servizio dei genitori nel campo dell’inclusione scolastica, sappiamo che:
– L’abbandono scolastico è molto alto tra gli studenti con disabilità. Ebbene, se relativamente agli studenti “normodotati” questo preoccupa il Ministero e chi ci lavora, per gli alunni con disabilità non sembra vi sia alcun interesse.
– Il mancato proseguimento degli studi oltre l’obbligo è molto alto, e a 16 anni persone che magari hanno una situazione di grave limitazione motoria che cosa fanno? O che abbiano una situazione mentale molto grave? Come riempiono le loro giornate? Non hanno diritto al lavoro? Quali percorsi esistono per aiutare e sostenere i nostri figli a trovare un’occupazione che non sia il solito progetto ideato dall’ASL o dai Servizi Sociali e sostenuto dalla famiglia, a condizioni, poi, da far sembrare lo sfruttamento una specie di barzelletta?
– È troppo diffusa la malaprassi che, invece di predisporre un piano personalizzato di studi ecc. ecc., si cerchi la soluzione meno impegnativa e quindi la banale certificazione di frequenza, invece che il diploma, stroncando in questo modo qualsiasi legittima aspirazione del singolo. Perché io studente con disabilità non posso avere anche il diploma? Perché non posso iscrivermi all’università? Quale grave danno arreco se voglio proseguire negli studi?
– I genitori conoscono poco norme e prassi e spesso ignorano che c’è un iter preciso, mai rispettato dalle scuole, per la scelta del programma differenziato e che se loro non sono d’accordo, esso non può essere attivato. E tuttavia, poiché i genitori ignorano l’iter, viene attivato e buonanotte!
Infine: tutti quegli alunni con disabilità (di cui non c’è censimento) che studiano in ospedale, a casa o in regime parentale, quale tipo di orientamento e supporto ricevono o possono usufruire?

Mi rendo conto che sono tutti “aspetti orfani”, come certi medicinali prodotti da una sola azienda al mondo per le esigenze di pochissimi malati rari, ma non ci metterei la mano sul fuoco che si trattasse di piccoli numeri… E se anche fosse, non sarebbe certo un buon motivo per continuare a non affrontare l’argomento.
Auguri, comunque, a tutti gli studenti con disabilità e alle loro famiglie: le stime ufficiali parlano di oltre 250.000 studenti con disabilità per il prossimo anno scolastico 2019-2020.

Alessandra Corradi (Genitori Tosti)

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