E’ stato presentato dall’Osservatorio #conibambini il nuovo report nazionale “Scelte compromesse. Gli adolescenti in Italia, tra diritto alla scelta e povertà educativa minorile”, promosso da Openpolis e Con i Bambini.
Lo scopo è stato quello di indagare il fenomeno della povertà educativa negli anni dell’adolescenza, in una Nazione dove vivono 3 milioni di persone tra 14 e 19 anni. “Se consideriamo la fascia di età che frequenta medie e superiori e limitandosi ai minori, sono 4 milioni i ragazzi di età compresa tra 11 e 17 anni”
Proprio nell’adolescenza emergono i divari culturali ed educativi, dovuti il più delle volte alle condizioni economiche dei genitori, al luogo di nascita e di residenza, alle prospettive nel territorio e all’impatto dell’abbandono scolastico.
A tutti questi fattori si è pure aggiunta l’emergenza covid che sta acuendo le già precarie condizioni di tanti adolescenti.
Da qui il report: “Tra gli alunni di terza media, all’ultimo anno prima della scelta dell’indirizzo da prendere, i divari sociali sono molto ampi. Chi ha alle spalle una famiglia con status socio-economico-culturale alto, nel 54% dei casi raggiunge risultati buoni o ottimi nelle prove di italiano. Per i loro coetanei più svantaggiati, nel 54% dei casi il risultato è insufficiente”.
Relativamente all’abbandono scolastico emerge che “i due terzi dei figli con entrambi i genitori senza diploma non si diplomano a loro volta”.
Anche le possibilità di sviluppo del territorio contribuisce: “Nei test alfabetici l’87% dei capoluoghi del nord Italia presenta un risultato superiore alla media italiana. Nell’Italia meridionale e centrale la quota di comuni che superano questa soglia scende rispettivamente al 25% e al 36%”.
Inoltre, come anche noi abbiamo più volte sottolineato, in taluni territori l’offerta educativa viene depressa dall’alta mobilità dei docenti, da pluriclassi composte da alunni di età diverse, scuole sottodimensionate.
“I giovani che non lavorano e non studiano -riferisce il report- spesso si concentrano nelle zone socialmente ed economicamente più deprivate”, così come il divario con gli stranieri: è di 25,2 il divario in punti percentuali tra l’abbandono dei giovani con cittadinanza straniera e i loro coetanei. In Italia un adolescente su 12 ha una cittadinanza diversa da quella italiana, oltre 300mila, se si considerano i residenti tra 11 e 17 anni.
“Già nel 2019, il 9,2% delle famiglie con almeno un figlio si trovava in povertà assoluta (contro una media del 6,4%); quota che tra i nuclei con 2 figli supera il 10% e con 3 o più figli raggiunge addirittura il 20,2%. Il 41,9% dei minori vive in una abitazione sovraffollata”.
Anche il divario tecnologico è preso in considerazione: “Prima dell’emergenza, il 5,3% delle famiglie con un figlio dichiarava di non potersi permettere l’acquisto di un computer. E appena il 6,1% dei ragazzi tra 6-17 anni viveva in una casa con disponibilità di almeno un pc per ogni membro della famiglia. Perciò, l’esperienza della pandemia è stata ed è spesso tuttora vissuta in modo molto diverso sul territorio nazionale, basti pensare “all’impatto del lockdown per i bambini e i ragazzi che vivono in case sovraffollate, oppure alla possibilità di svolgere la didattica a distanza dove mancano i dispositivi o l’accesso alla rete veloce”.
Dice Marco Rossi-Doria, vicepresidente di Con i Bambini: “La povertà educativa, come evidenzia il report, ha spesso origine in queste disparità, non solo economiche, ma sociali e culturali. È un fenomeno che non può riguardare solo la scuola o le singole famiglie, ma chiama in causa l’intera ‘comunità educante’ perché riguarda il futuro del Paese. In questa fase di grandi difficoltà, i ragazzi dovrebbero rappresentare il fulcro di qualsiasi ripartenza”. Dunque la scuola non riesca più a fare da ascensore sociale e la condizione di partenza ha un peso abbastanza rilevante negli apprendimenti e nel successo formativo.
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