È vero, è già uscito tre volte agli esami di maturità, ma la sua ultima presenza risale al 2012, tredici anni fa. E il prossimo 15 giugno – cioè a tre giorni dalla prima prova degli Esami di Stato 2025 – Ossi di seppia festeggerà un importante compleanno. Parliamo di Eugenio Montale, ovviamente, e della sua raccolta più famosa che compirà 100 anni proprio a ridosso del fatidico giorno che rimarrà nella memoria di migliaia di ragazzi e ragazze. Dunque, perché no, la possibilità che il poeta genovese si faccia ancora un giro nelle aule italiane non sarebbe poi così improbabile.
Ossi di seppia, del resto, offre molti spunti di riflessione su temi che a distanza di un secolo non hanno perduto niente della loro attualità: l’angoscia generata dal male di vivere e dalla difficoltà di trovare un senso all’esistenza umana, percorsa da un muro impossibile da scavalcare perché i cocci aguzzi di bottiglia conficcati in cima lo impediscono; la ricerca del mistero che si nasconde dietro la realtà visibile, il varco da scovare per poterlo individuare, la lotta titanica – anche se la sconfitta è già certa in partenza – tra la realtà e l’aspirazione dell’uomo alla felicità.
Sono le domande e le angosce provate da tanti altri poeti, sono i temi eterni che attraversano tutta la storia della letteratura e delle arti: i primi riferimenti, quelli che subito vengono in mente, sono Leopardi e Baudelaire, ma se vogliamo spingerci molto più indietro nel tempo, troveremo Lucrezio, Seneca e tanti altri che hanno sviluppato – in poesia come in filosofia, pittura, musica – il tema del taedium vitae.
Temi, dicevamo, che attraversano tutta la storia dell’uomo e di tutte le generazioni di giovani che si sono avvicendate nei secoli. Sono centinaia i saggi di pedagogia che si occupano, oggi, del malessere adolescenziale e non stiamo qui a ripetere i dati nazionali e internazionali sui suicidi in giovanissima età.
Quello che qui ci preme sottolineare è che anche la letteratura può fare la sua parte nei percorsi di prevenzione del disagio giovanile. Perché se è vero che Montale appare circondato dal male di vivere, è altrettanto vero che lo stesso poeta non si lascia sopraffare ma gli contrappone un atteggiamento stoico, la capacità, cioè, di dominare i sentimenti, di guardare al mondo dall’alto – come il falco e la nuvola – con una certa distanza emotiva.
Una forza d’animo capace di contrastare l’idea che “questa storia un senso non ce l’ha”. Un’idea che prima di Vasco Rossi era stata sviluppata da Albert Camus con il suo Sisifo che – pur cosciente dell’insensatezza della vita – continuava con coraggio la sua opera, sfidando il vuoto e l’assenza di risposte dal Cielo.
Buon compleanno, dunque, a Ossi di seppia, buona maturità a chi si accinge ad affrontarla. E che gli adolescenti tormentati dal male di vivere possano trovare, in un’opera d’arte, una risposta alle loro inquietudini.
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