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Ottobre caldo, pioggia di scioperi

 
Secondo i dati parziali rilevati alle ore 16.45 dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, la partecipazione allo sciopero è stata pari al 2,06 e su 10.752 scuole rilevate hanno scioperato 6.899 dipendenti, mentre 335.482 docenti e personale della scuola sono stati formalmente in servizio, ma essendoci pochi alunni, non hanno potuto svolgere il doveroso servizio che avrebbero dovuto come “docenti non scioperanti “.
La causa di tutto ciò sta nella norma protetta dalle organizzazioni sindacali, le quali non accettano la proposta di dichiarare in anticipo l’adesione allo sciopero e dalla formula inflazionata della comunicazione che la scuola ha il dovere di trasmettere “a causa dell’annunciato sciopero non si potrà garantire il regolare svolgimento del servizio scolastico”. Tale formula è ormai consolidata come annuncio di sospensione delle attività didattiche e quindi: vacanza.
Con tutto il rispetto del diritto allo sciopero, perché tale norma che si riscontra anomala non viene modificata? Risulta anche offensiva nei confronti di coloro che, aderendo allo sciopero, subiscono la decurtazione dello stipendio, mentre altri senza alcuna detrazione hanno il “beneficio” di un giorno “non lavorato”.
Perché non viene altrettanto garantito il diritto di chi non sciopera a svolgere regolarmente il proprio servizio e modificare l’orario scolastico solo delle classi dove sono figurano gli aderenti allo sciopero?
Nel mondo variegato della scuola un giorno leggero, con pochi alunni e poche ore è piacevole e fa comodo. Ecco perché le cose non devono cambiare!
E’ stata inoltrata al Ministero ed al Dott. Leone della Direzione regionale, che emana la circolare dello sciopero, la richiesta di modificare la formula che accompagna l’avviso di sciopero e si rinnova ai sindacati la richiesta di voler intervenire per modificare le disposizioni vigenti in materia di scioperi e d’assemblee, almeno per il comparto scuola, che non è assimilabile a quello aziendale.
Le conseguenze di tutto ciò stanno nel fatto che gli studenti della scuola secondaria, già carichi di mille distrazioni, rallentano ulteriormente lo svolgimento dell’attività didattica ed il percorso formativo risulta sempre più povero ed inadeguato.
Per le scuole primarie il disagio ricade essenzialmente sui genitori, i quali, tenendosi i bambini in casa o spendendo i soldi per le baby sitter, non esprimono certamente solidarietà alle motivazioni dei docenti che scioperano.
Tra i motivi degli scioperi programmati c’è inoltre la riduzione delle ore di scuola. Constatare che tanti ragazzi fanno vacanza, mentre i professori sono presenti a scuola e non fanno lezione, perché senza o con pochi alunni, forse stavolta non è tutta colpa del Ministro Gelmini.
Giuseppe Adernò

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