La pandemia mondiale dovuta al Covid 19 ha cambiato molte abitudini nella vita quotidiana nel nostro lavoro e anche nella scuola.
Una delle domande che sorge spontanea a tutti gli addetti ai lavori è che scuola avremo a settembre con la riapertura dell’anno scolastico e con una vaccinazione di massa che dovrebbe essere arrivata ormai a tutti gli italiani?
Ancora non lo sappiamo di preciso, di certo possiamo essere invece certi del fatto che alcuni comportamenti ed accortezze adottati in questo periodo di emergenza sanitaria rimarranno ormai dentro di noi sempre anche nella fase post pandemia e questo è anche uno dei fattori positivi che questa esperienza ci deve lasciar dentro. Ci riferiamo in particolare alle norme igieniche, ma anche ad un modo diverso di affrontare le cose, la riscoperta ad esempio di antichi valori come lo stare in casa e in famiglia.
Tornando alla scuola, alcuni comportamenti saranno i cardini portanti anche per il prossimo anno, come ad esempio il mantenimento delle distanze, le norme igieniche, la pulizia degli ambienti, l’utilizzo della tecnologia anche con lezioni in presenza.
In questo contesto può prendere sempre più piede il progetto di “scuole all’aperto” (outdoor learning) approccio che può essere visto sia come metodologia di insegnamento a 360 gradi che in Italia è stato sperimentato solo in alcune scuole private, che come forma complementare alla metodologia tradizionale.
Per outdoor learning si intende un metodo educativo che consente agli alunni l’apprendimento di nozioni in ambienti esterni. Tale metodo è stato creato dal docente inglese Simon Beames, anche se tuttavia le prime scuole all’aperto esistevano già nella storia antica per mancanza fisica di edifici scolastici.
Negli ultimi anni tale metodologia ha raccolto moltissime adesioni all’estero e nel nostro paese, mettendo d’accordo un po’ tutti – dai dirigenti scolastici, insegnanti, educatori ai genitori – sia per gli evidenti benefici psico-fisici sia per il suo approccio educativo.
L’insegnamento all’aperto prevede la pianificazione e la realizzazione di uscite nei dintorni della scuola attraverso esperienze dirette, attive: in tali situazioni gli studenti possono infatti apprendere in forma globale, incrementando così un loro “curriculum experience” oppure lo si può applicare utilizzando spazi all’aperto all’interno degli stessi edifici scolastici.
Sono diversi i punti di forza di questo metodo educativo, tra i quali possiamo sicuramente annoverare i bassi costi in quanto non sono richieste attrezzature particolari, la multidisciplinarità perché consente di apprendere gli stessi concetti ma in diversi modi, il contatto con la natura consente di allenare i sensi essenziali della vita quali l’olfatto, (odorando ad esempio i profumi emessi dai fiori), il tatto toccando le diverse consistenze degli elementi che circondano la vista.
Per progettare in maniera adeguata una outdoor learning occorre prendere in considerazione tre elementi principali, gli spazi dove fare lezioni, il tempo da trascorrere all’aperto e quali attività svolgere.
Serve dunque una precisa organizzazione e progettazione per la buona riuscita di questo approccio metodologico.
L’individuazione dello spazio è un fattore importante come detto, se non si ha la fortuna di avere vicino ambienti naturali come un bosco o un parco naturale, occorre reinventare uno spazio ad hoc nel cortile scolastico.
Da chi ha già utilizzato questo metodo emerge che sembra aumentare la capacità di concentrazione anche per chi normalmente ne difetta.
La dimensione tempo, secondo fattore da tenere in considerazione è un aspetto difficile da analizzare perché la dimensione stessa del tempo all’aperto cambia forma e deve essere rimodulato a seconda delle attività.
Le attività che si possono svolgere all’aperto sono innumerevoli lavorando insieme su mente e muscoli, pensiero ed azione, intelletto cosi come si può lavorare sia per la creatività individuale come per le iniziative in comune.
L’outdoor learning aumenta l’apprendimento del singolo per numerose ragioni fra i quali la riduzione dello stress, l’aumento del senso di efficacia, l’aumento delle relazioni interpersonali e con il contesto accogliente.
In questo periodo di emergenza sanitaria l’educazione all’aperto è un modo per avvicinare le nuove generazioni, i cosiddetti “nativi digitali” alla natura, e fargli cogliere tutto ciò che la natura stessa può offrire loro per crescere in maniera sana, consapevole e rispettosa.
Lontani da banchi, niente più muri, nelle scuole dove è stato sperimentato sembra ci siano risultati positivi anche dal punto di vista della salute, pochi malanni stagionali e ottimo profitto scolastico
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