E in Italia l’1% possiede il 23,4% della ricchezza nazionale
Il nuovo rapporto di Oxfam descrive un mondo dove 62 super-ricchi possiedono la stessa ricchezza di metà della popolazione più povera, mentre solo 6 anni fa erano 388.
Dal 2010, 3,6 miliardi di persone – la metà della popolazione mondiale – ha visto la propria quota di ricchezza ridursi di circa 1.000 miliardi di dollari: una contrazione del 41%, nonostante l’incremento demografico abbia registrato 400 milioni di nuovi nati nello stesso periodo. I 62 super-ricchi hanno invece registrato un incremento di oltre 500 miliardi di dollari, arrivando così ad un totale di 1.760 miliardi di dollari, in un contesto che continua a lasciare le donne in condizione di grave svantaggio (perfino tra i 62 super-ricchi solo 9 sono donne).
Nonostante i leader mondiali abbiano dichiarato in più occasioni la necessità di contrastare la disuguaglianza, il divario tra i più ricchi e il resto del mondo è drammaticamente cresciuto negli ultimi 12 mesi. Le previsioni di Oxfam, secondo cui l’1% della popolazione mondiale avrebbe posseduto più del restante 99% entro il 2016, si sono confermate con un anno di anticipo.
E in Italia? I dati sulla distribuzione nazionale di ricchezza del 2015 evidenziano come l’1% più ricco degli italiani sia in possesso del 23,4% della ricchezza nazionale netta, una quota che in valori assoluti è pari a 39 volte la ricchezza del 20% più povero dei nostri connazionali. Oltre la metà della ricchezza è andata a beneficio del 10% più ricco degli italiani.
Per non vanificare i progressi nella lotta alla povertà, Oxfam chiede quindi ai leader mondiali di agire con urgenza contro l’aumento vertiginoso della disuguaglianza, partendo da un primo passo: la messa al bando dei paradisi fiscali.
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A livello globale gli investimenti offshore dal 2000 al 2014 sono quadruplicati, e si calcola che 7.600 miliardi di dollari di ricchezza di privati individui sia depositato nei paradisi fiscali. Se sul reddito generato da questa ricchezza venissero pagate le tasse, i governi avrebbero a disposizione 190 miliardi di dollari in più ogni anno. Un’altra stima eloquente mette in risalto come il 30% della ricchezza dell’intero continente africano sia depositato su conti offshore per un ammontare complessivo di circa 14 miliardi di dollari all’anno in mancate entrate fiscali.
Con una tale somma in Africa si potrebbero assicurare servizi sanitari che salverebbero 4 milioni di bambini ogni anno e retribuire un numero di insegnanti sufficiente a consentire a tutti i bambini del continente africano di andare a scuola.
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