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Pac, verso l’obiettivo ‘zero emissioni’ entro il 2050. Quello che le scuole devono sapere

Ecco un messaggio su cui riflettere, che sembra perfetto per i giovani della generazione di Greta Thunbergagricoltura e ambiente non sono antitetici. Gli agricoltori sono i primi custodi dell’ambiente e i responsabili del cibo che arriva sulle nostre tavole. Solo per questo meriterebbero la nostra ammirazione.
Ambiente e territorio, agricoltura, una visione comune agli Stati fondatori della Comunità Economica Europea (Italia, Belgio, Germania, Francia, Lussemburgo, Paesi Bassi). Sono questi gli ingredienti della Pac.

Cosa significa Pac?

Come abbiamo più vote riferito, Pac è l’acronimo che sta per Politica agricola comune. Le Pac non sostengono solamente l’agricoltura e lo sviluppo rurale, ma supportano uno sviluppo sostenibile andando ad apportare benefici alla società intera.

Ascolta “PAC? Come hai detto, scusa? – puntata 1” su Spreaker.

Perché nasce la Pac?

La Pac nasce per garantire un reddito agli agricoltori e un futuro all’agricoltura, che ci fornisce beni. Beni essenziali, come il cibo. E altri tipi di beni, come la cura del verde, del territorio e del paesaggio.

Dopo aver patito la guerra, sofferto la fame, i padri costituenti dell’Europa, infatti, si sono preoccupati del futuro, varando un grande progetto per difendere la produzione agricola, i redditi degli agricoltori, garantire che l’attività di produzione delle derrate agricole e del cibo non subisse degli stop. Il tutto con una visione comune, un mercato comune, una missione di sviluppo che avesse linee condivise.
C’era un senso di comunità, di amicizia e alleanza fra i popoli, e il cibo avrebbe dovuto – insieme al resto – assicurare il mantenimento della pace. La pancia vuota porta nulla di buono.

Per fortuna i primi Stati membri della Cee, nella stesura del Trattato di Roma del 1957, sono lungimiranti e parlano di produzione, di formazione, tanto che si prevede la possibilità di creare (articolo 41 del Trattato di Roma) un coordinamento efficace degli sforzi intrapresi nei settori della formazione professionale, della ricerca e della divulgazione dell’agronomia, che possono comportare progetti o istituzioni finanziate in comune; azioni comuni per lo sviluppo del consumo di determinati prodotti. 
E dove non basta la visione strategica della prima Europa unita del 1957 intervengono, per rispondere alle mutate condizioni produttive e di mercato, all’allargamento dell’Europa stessa e alle nuove sensibilità/necessità/emergenze, le riforme della Pac. Ben sei, che oggi puntano all’armonizzazione della Riforma della Politica Agricola Comune con le linee guida del Green Deal, presentato dalla Commissione Europea guidata da Ursula von der Leyen e che mira alla neutralità climatica e al target “Zero emissioni” entro il 2050.

VAI ALL’ARTICOLO INTEGRALE di Matteo Bernardelli

Questo articolo è stato realizzato nell’ambito del progetto ParteciPAC (www.partecipac.eu), finanziato dal programma IMCAP dell’Unione europea.
Le opinioni espresse nel presente articolo sono quelle dell’autore che ne assume la responsabilità esclusiva. La Commissione non è responsabile dell’eventuale uso delle informazioni in esso contenute.

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