Fra i ministri Maria Chiara Carrozza e Fabrizio Saccomanni è già scoppiata la pace. Evidentemente il timore di conseguenze gravi per l’esecutivo sta imponendo a tutti la moderazione dei toni.
A dire il vero nel pomeriggio Saccomanni aveva attaccato duramente il Miur affermando che la vicenda era nota già dal 9 dicembre. Carrozza aveva subito ribattuto dichiarando che c’era stato un evidente errore di comunicazione.
Ma poi, dai microfoni di Radio 24, il Ministro dell’istruzione a chi le chiedeva se Saccomanni si debba dimettere ha detto: ”Io non condivido questa impostazione. Saccomanni è al lavoro, non ha preso un minuto di vacanza, ha da affrontare questi temi che sono il risultato di stratificazioni, indecisioni e imprecisioni dovute anche a chi ha fatto cassa o voluto far cassa sulla scuola”.
E poi, ha concluso molto diplomaticamente Carrozza, ”non serve a nulla chiedere le dimissioni di un Ministro se non si presenta un programma chiaro di come si vogliono risolvere le difficoltà. Se viene qualcun altro si trova nella stessa situazione”.
Intervenendo nel corso del TG1 delle 20 il Ministro ha gettato acqua sul fuoco e ha aggiunto che nel corso dell’incontro con Saccomanni è stato affrontato anche il problema della restituzione degli aumenti percepiti da una parte del personale Ata a cui era stata riconosciuta una migliore posizione economica.
E, alla domanda “Cosa devono aspettarsi gli insegnanti?”, Carrozza risponde che il Ministero sta dando avvio alla più grande consultazione popolare sulla scuola che mai sia stata fatta e sarà quella l’occasione per tutti, insegnanti compresi, di dire la propria anche sulla questione delle carriere e delle retribuzioni.
Ma forse, quest’ultima battuta, il Ministro avrebbe potuto evitarla. Perché, se i docenti dovessero rispondere “vogliamo retribuzioni adeguate” (e c’è da stare sicuri che il 100% risponderà proprio così), si porrebbe subito la questione di come e dove reperire le risorse.
Vedremo se davvero nel questionario ci sarà una domanda sull’argomento.
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