Il tema delle pensioni è uno degli argomenti più caldi del momento. Un pacchetto di misure sarà presentato dal governo come emendamento alla legge di Bilancio, ma senza l’intesa unitaria con i sindacati. La Cisl ha dato parere favorevole, la Cgil nettamente contrario e la Uil ha espresso un ‘giudizio articolato’, ritenendo di aver spuntato dalla trattativa il massimo possibile.
L’aumento dei requisiti, previsto per il 2019, non riguarderà alcune categorie professionali. Il governo ha già identificato 11 attività gravose, che sono: operai dell’industria estrattiva, edilizia e manutenzione edifici; conduttori di gru o di macchinari mobili per la perforazione nelle costruzioni; conciatori di pelli e di pellicce; conduttori di convogli ferroviari e personale viaggiante; conduttori di mezzi pesanti e camion; personale delle professioni sanitarie infermieristiche ed ostetriche ospedaliere con lavoro organizzato in turni; addetti all’assistenza personale di persone non autosufficienti; insegnanti della scuola dell’infanzia ed educatori degli asili nido; facchini; personale non qualificato addetto ai servizi di pulizia; operatori ecologici e altri raccoglitori e separatori di rifiuti.
A queste categorie, l’esecutivo ora ne aggiunge altre quattro: operai e braccianti agricoli, marittimi, addetti alla pesca, siderurgici di prima e seconda fusione e lavoratori del vetro addetti ad alte temperature.
Il testo precisa che l’esenzione è condizionata allo svolgimento di attività gravose da almeno 7 anni nei 10 precedenti il pensionamento, nonché, al fine degli effetti per il requisito anagrafico, al possesso di un’anzianità contributiva pari ad almeno 30 anni.
Il Governo suggerisce di dare priorità alla discussione sulla “sostenibilità sociale dei trattamenti pensionistici destinati ai giovani, al fine di assicurare l’adeguatezza delle pensioni medio-basse nel regime contributivo, con riferimento sia alla pensione anticipata che a quella di vecchiaia”. Il Governo si impegna ad allargare i requisiti per l’accesso all’Ape social delle donne, oltre quindi alla riduzione dei contributi necessari di sei mesi per ogni figlio fino a un massimo di due anni. Si punta cioè ad un “allargamento dei requisiti di accesso alle prestazioni per le lavoratrici con figli al fine di avviare il processo di superamento delle disparità di genere e dare primo riconoscimento al valore sociale del lavoro di cura e di maternità svolto dalle donne”.
A La Repubblica, interviene il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan: “Mi limito a dire che la voce di spesa pubblica per le pensioni è quella che più è aumentata negli
ultimi anni, mentre altre voci sono scese. Le pensioni non sono quelle che hanno sofferto di più, mentre la disoccupazione giovanile resta troppo alta. Per i giovani bisogna fare di più, sempre di più. Soluzione di sinistra? Abbiamo trovato una soluzione per permettere a chi svolge lavori gravosi di andare in pensione prima di altri. Quindi la trattativa con i sindacati è stata positiva; ora si va in Parlamento visto che si tratta di emendamenti alla legge di Bilancio. C’è una legge — peraltro già applicata due volte — che prevede rialzi automatici dell’età legati alla speranza di vita e il governo ha preso atto che si possono introdurre delle deroghe per lavori particolarmente gravosi. Modificheremo anche l’algoritmo che lega l’aspettativa di vita biologica e all’età pensionabile. Mi rammarico che questa soluzione sia stato accolta solo da due sindacati su tre, ma la spesa pensionistica è cruciale. La sostenibilità delle finanze pubbliche riguarda le generazioni future, che oggi sono più deboli. Capisco che è scomodo ricordarlo ma è il mio compito”.