Non c’è dubbio che si presenta come un buon manuale di educazione alla legalità l’opera nata dal lavoro prodotto sul campo da un magistrato collaborato da un giornalista impegnato anche lui, su un fronte diverso ma comune al togato, che è quello di contrastare la criminalità organizzata.
Abbandonando per un momento la concezione kelseniana secondo cui la scienza giuridica è pura, ovvero estranea a qualsiasi contaminazione di natura morale, sociale ed economica, ci spingiamo a dire che “Padrini e Padroni”, editore Mondadori, il libro scritto a quattro mani da Nicola Gratteri, Procuratore Capo della Repubblica di Catanzaro e dal giornalista Antonio Nicaso, è un buon libro di diritto ed economia per le scuole superiori da aggiungere al classico libro di testo.
Perché se è vero che le nozioni sono parte imprenscindibile di un programma di studio per i giovani allievi, è anche vero sapere cosa c’è dietro tante norme, tanti precetti, tante prescrizioni e perché a volte anche la debolezza di un sistema giuridico che non riesce a dare risposte di contrasto alla criminalità, deriva da sottili condizionamenti, da infiltrazioni con poteri forti e occulti come le logge segrete, da accordi che nascono dalla ricerca di consenso che certa classe politica è disposta a sottoscrivere con la criminalità creando nuovi sodalizi.
E’ questo il leit motiv del libro denuncia di Gratteri e Nicaso, il quale racconta scenari che nel corso dell’ultimo Secolo dello scorso millennio sino ai giorni nostri, si sono presentati e hanno prodotto in contesti diversi, risultati simili.
E’ la storia del terremoto del 1908 che distrusse Messina e Reggio Calabria, “quando boss e picciotti – si legge – molti dei quali tornati dall’America per l’occasione, sottraggono risorse preziose, trasformando le due città in enormi baraccopoli e dando vita a un malcostume ormai diventato abituale”.
La storia si ripete con il terremoto dell’Abruzzo un secolo dopo e nel 2012 in Emilia dove la mafia anticipa i soccorsi.
Dove c’è economia, dove c’è business, la ‘ndrangheta si presenta e il tessuto economico e sociale entro il quale riesce a infiltrarsi è ben spiegato nell’opera di Gratteri e Nicaso. E tutto ciò induce ad una riflessione per capire come il concetto di libertà economica, ben descritto e studiato nei manuali di economia, sia destinato in certe zone del paese a restare solo teoria. Esiste la concorrenza in un mercato condizionato dalla ‘ndrangheta?
C’è sviluppo dove l’economia pubblica (sanità, infrastrutture) è influenzata da lobby, disposte ad essere contigue con gli ambienti criminali pur di raggiungere i propri risultati? E le norme giuridiche, il sistema penale, è in grado e ha la volontà di fronteggiare decisamente le continue attività illecite che toccano ogni settore della vita pubblica fino ad arrivare al mondo dello sport, dove le mafie hanno annusato un grosso business?
Sono tante domande che incrociando i propri studi teorici di diritto ed economia, inevitabilmente molti studenti sarebbero destinati a farsi per riflettere e cercare risposte, aggiungendo al classico libro di testo, l’opera di un magistrato ed un giornalista.
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