E adesso, a smentire definitivamente i toni trionfalistici del sottosegretario Davide Faraone, arriva anche il testo ufficiale del decreto legge 185 del 16 dicembre scorso che all’articolo 3 stanzia 64 milioni di euro per liquidare gli stipendi del personale supplente.
La norma è limpida e chiara: per ora la copertura finanziaria viene trovata riducendo i fondi disponibili su diversi capitoli di spesa destinati alle assunzioni di personale (evidentemente, arrivati a fine ci si è accorti che non tutte le somme previste a bilancio sono state effettivamente impegnate).
Ma d’ora in poi il meccanismo sarà diverso.
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Il secondo comma dell’articolo 3 contiene infatti una specificia clausola di salvaguardia che così recita: “Nel caso in cui si verifichino scostamenti rispetto al fabbisogno previsto, il Ministro dell’economia e delle finanze, su proposta del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, è autorizzato ad apportare le necessarie variazioni compensative tra le risorse iscritte in bilancio per le spese di funzionamento delle istituzioni scolastiche e quelle relative al pagamento delle supplenze brevi e saltuarie”.
In altre parole, d’ora in poi se i soldi per le supplenze non basteranno si procederà come avvenuto già in passato: le risorse destinate al funzionamento saranno spostate sul capitolo di spesa delle supplenze. Sarebbe interessante sapere per quale curioso motivo una operazione di questo genere sia stata definita da Faraone “gesto politico di grande responsabilità”.
Ma forse la spiegazione è che – spesso – i misteri della politica sono assai più complessi dei misteri della fede.
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