Lascia pensare molto il risultato del sondaggio realizzato dal portale Skuola.net, con 1.500 genitori di ragazzi che frequentano le scuole medie e superiori intervistati per comprendere come hanno reagito dopo avere ricevuto le pagelle di metà anno scolastico: ebbene, la quota dei genitori degli alunni che hanno potato a casa una pagella pessima (l’8% del campione, con un picco nettamente più accentuato nei professionali e nei tecnici, rispettivamente 22% e 15%), non ha quasi proferito verbo, è risultata addirittura “del 36%.
La quota degli “indifferenti” è risultata persino più alta di quelli che l’hanno presa male (35%)”, spiegano dal sito specializzato.
Anche tra chi si è visto presentare una pagella con più insufficienze che sufficienze (anche in questo caso è capitato all’8%, ma nei tecnici diventa l’11% e nei professionali il 13%), è sorprendente che il 46% dei genitori si è arrabbiato, mentre il 10% si è detto indifferente.
In pratica, in presenza di diverse valutazioni negative del proprio figlio, sono risultate molte le famiglie che non cercano di comprenderne motivi e spiegazioni.
Il pessimo risultato portato a casa, evidentemente, viene considerato come un dato ininfluente. Forse addirittura inevitabile. Come se nella vita, l’educazione e la cultura fossero delle circostanze aggiuntive. Come se conseguire o meno un titolo di studio, è in definitiva la stessa cosa.
E qui sta il punto. Perchè un ragazzo in difficoltà a scuola, dovrebbe iniziare a studiare e ad interessarsi alle lezioni dei suoi insegnanti, dal momento che per la sua famiglia è una condizione di vita non determinante? Dove dovrebbe trovare il giovane la convinzione e la forza per guardare la scuola con interesse ed impegnarsi nello studio?
Ma c’è dell’altro. Il portale Skuola.net ha anche scoperto che solo un genitore su tre decide di “mettere in castigo” i figli che non vanno bene a scuola.
“Sono forse pochi, ma colpiscono duro, toccando le cose a cui i ragazzi tengono di più: il 60% ha impedito loro di utilizzare smartphone, videogiochi, computer finché non dimostreranno di aver capito la lezione, il 20% ha vietato di uscire con gli amici, il 5% gli ha tolto o diminuito la paghetta”.
Poi c’è anche un buon 20% che se la prende con la scuola, scrivendo lettere oppure e-mail per chiedere spiegazioni o parlando con i singoli docenti.
Il clima, inoltre, si fa particolarmente acceso durante i colloqui organizzati dalle scuole per motivare le pagelle. Laddove sono andati in scena (42% dei casi) la partecipazione è stata massima: ben l’81% dei genitori si sarebbe recato a scuola.
E in un caso su quattro, conclude Skuola.net, “il confronto non è stato proprio civile: qualcuno (15%) si è limitato ad alzare la voce, spesso condendo il discorso con insulti gratuiti; qualcun altro (12%) è però passato alle vie di fatto, scontrandosi fisicamente coi professori”. Forse era meglio l’indifferenza.
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