A giorni prenderà il via il nuovo anno scolastico e si ripresenta, come ormai da diversi anni a questa parte, il problema della dispersione scolastica, soprattutto al Sud.
Abbiamo contattato il segretario generale della Cisl Scuola Catania, Ferdinando Pagliarisi, per chiedere di fare un’analisi del fenomeno che conta la dispersione di quasi un alunno su tre nelle aree periferiche e che, inevitabilmente, è a stretto contatto con il fenomeno della disoccupazione giovanile.
“Disoccupazione e dispersione, ossia mancanza di lavoro per i nostri giovani, legata a doppio filo con i banchi vuoti lasciati dai nostri alunni che non frequentano la scuola dell’obbligo”.
Così esordisce il segretario Pagliarisi.
“I dati Istat del IV trimestre del 2018 sulla disoccupazione nella provincia di Catania non sono felici: se per la Sicilia, infatti, il tasso di disoccupazione generale è in media del 22 per cento, in particolar modo a Catania l’aumento del tasso è stato di 1,6 punti; la dispersione scolastica supera il 38 per cento, a fronte di 3.130 alunni di 16 anni d’età, momento dell’assolvimento dell’obbligo formativo; e di 3.255 unità di 18 anni”.
“In altre sedi economiche, sociali e sindacali si è parlato di desertificazione economica e sociale, collasso della struttura sociale, osservato da W. J. Wilson negli anni ’80: il sociologo, studiando la realtà americana, aveva rilevato come gli alti tassi di disoccupazione, ufficiali e di partecipazione non attiva, influenzassero negativamente la famiglia e la società”.
In sostanza il rapporto fra alunni che non frequentano le aule scolastiche e, di contro, giovani laureati che si recano all’estero, è tale che le prospettive sono sempre più drammatiche per la crescita e lo sviluppo dle nostro Paese.
Secondo il segretario della Cisl Scuola catanese infatti, “l’occupazione regolarizza gli aspetti della vita quotidiana: una disoccupazione persistente o una occupazione irregolare, ostacolano la pianificazione razionale nella vita quotidiana. La perdita di posti di lavoro, così come la necessità di trovare un posto di lavoro lasciando la propria città, non può e non deve esser vista come un atto dovuto normale e sempre giustificato, ma come un mettere in crisi un sistema familiare, sociale ed economico”. “Nel momento in cui devi cambiare città e regione, per lavoro, depauperizzi la città che lasci, che in altre parole si traduce col fatto che, i soldi che guadagni li spendi altrove, e, com’è naturale che sia, portando con te famiglia e figli impoverisci la società mettendone a rischio una crescita culturale e professionale”.
Infine, conclude Pagliarisi: “Sicuramente non è percorribile l’utilizzo di un’unica politica per cambiare questa situazione: le soluzioni, più e più volte nominate, devono essere condivise e costruite su più fronti. Un rientro dei lavoratori siciliani con le loro famiglie ed un deciso miglioramento delle politiche scolastiche e formative non sono più procrastinabili.
Emergenza dispersione degli alunni della scuola dell’obbligo ed edifici scolastici non a norma: nodi atavici spinosi, che attanagliano il pianeta-scuola catanese, continuano ad essere rappresentati dalla mancata frequenza delle lezioni degli adolescenti in alcune realtà periferiche cittadine, degradate e a rischio devianza minorile, e dal pericolo rappresentato dagli edifici non a norma sulla sicurezza, nella misura di 6 strutture su 10”.
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