C’erano anche tanti studenti e docenti, assieme a cittadini comuni, amministratori locali ed esponenti del mondo cattolico tra le migliaia di partecipanti alla marcia antimafia svolta il 26 febbraio tra i paesi di Bagheria e Casteldaccia, in provincia di Palermo. L’iniziativa, promossa dal Centro Pio La Torre, d’intesa con la rete delle scuole “Bab el gherib”, e l’adesione della Chiesa, dei sindacati, ha voluto ripercorrere quanto avvenne esattamente trent’anni fa, quando le comunità palermitane decisero in questo modo di ribellarsi e dire no alla lunga scia di omicidi di matrice mafiosa che aveva insanguinato quella zona che passò alla storia come il “triangolo della morte”.
La marcia si è dipanata lungo il vallone che separa Bagheria e Casteldaccia, esibendo striscioni e scandendo slogan per rivendicare il diritto alla serenità di una terra già martoriata dalla grave crisi economica. Ad aprirla era stata la fanfara dei bersaglieri, radunata in piazza di Casteldaccia, dove il presidente del Centro Studi Pio La Torre, Vito Lo Monaco, rivolgendosi ai presenti ha detto: “Oggi, dopo 30 anni, le due comunità di Bagheria e Casteldaccia rappresentano la volontà dell’intera nazione, e dicono con forza di sottrarre le ricchezze ai mafiosi e ai corrotti, per restituirli alla società, invitando il Governo e il Parlamento di invertire la politica fatta nei confronti della mafia. Per sottrarre loro le ricchezze da investire nella crescita del Paese, nel Mezzogiorno, nella scuola, nella cultura, per dare conoscenza, lavoro, e sconfiggere la mafia non solo in Sicilia ma in tutto il Paese”.
La marcia si è dipanata lungo il vallone che separa Bagheria e Casteldaccia, esibendo striscioni e scandendo slogan per rivendicare il diritto alla serenità di una terra già martoriata dalla grave crisi economica. Ad aprirla era stata la fanfara dei bersaglieri, radunata in piazza di Casteldaccia, dove il presidente del Centro Studi Pio La Torre, Vito Lo Monaco, rivolgendosi ai presenti ha detto: “Oggi, dopo 30 anni, le due comunità di Bagheria e Casteldaccia rappresentano la volontà dell’intera nazione, e dicono con forza di sottrarre le ricchezze ai mafiosi e ai corrotti, per restituirli alla società, invitando il Governo e il Parlamento di invertire la politica fatta nei confronti della mafia. Per sottrarre loro le ricchezze da investire nella crescita del Paese, nel Mezzogiorno, nella scuola, nella cultura, per dare conoscenza, lavoro, e sconfiggere la mafia non solo in Sicilia ma in tutto il Paese”.