Gli ultimi anni sono stati davvero duri per la maggior parte dei giovani. Gli effetti della pandemia, che tanto hanno inciso sulla socialità, si sono abbattuti sugli studenti che, in un momento della vita così delicato come l’adolescenza, si sono visti catapultati in un mondo dove le occasioni per socializzare si sono ridotte al minimo, costretti a non poter vivere a pieno l’esperienza della scuola.
A proposito di queste problematiche Cgil Lombardia ha presentato oggi a Milano i risultati di uno studio denominato “Chiedimi come sto”, condotto da Ires Emilia Romagna e promosso da Rete degli studenti medi, Udu – Unione degli universitari e dal sindacato dei pensionati Spi Cgil. L’indagine si basa sull’esperienza vissuta da 30mila studenti delle scuole superiori e universitari di tutta Italia. I giovani in questione sono stati intervistati dal 22 febbraio al 27 marzo 2022 attraverso la somministrazione di un questionario.
Ciò che è emerso da questo studio, nonostante sia qualcosa di annunciato e prevedibile, è alquanto preoccupante.
Innanzitutto, a proposito di scuola e Covid, non si può non discutere di DaD, la Didattica a Distanza, tasto dolente soprattutto nelle fasi iniziali della pandemia. Nonostante sia stato praticamente l’unico modo possibile, soprattutto in tempo di lockdown, per proseguire le lezioni in sicurezza, non bisogna sottovalutare il fatto che tutto ciò ha avuto grosse conseguenze negli studenti.
Gli intervistati hanno espresso ciò che hanno provato nel periodo di DaD. Purtroppo si tratta perlopiù di sensazioni negative: si parla infatti di noia (il 75,7% l’ha vissuta spesso o sempre), fatica nello stare tante ore davanti allo schermo (69%), demotivazione (66,9%), ansia (58,6%) e solitudine (57%). Purtroppo il 26,4% degli intervistati ha addirittura pensato di abbandonare gli studi.
Le difficoltà legate alla Didattica a Distanza hanno quindi avuto a che fare più con lo stato emotivo degli alunni che con il loro adattamento alla nuova modalità dal punto di vista tecnico. Solo il 33,7% dice di aver avuto problemi tecnici di connessione e di disponibilità di strumentazione, mentre il 22,1% parla di difficoltà ad avere uno spazio tranquillo in cui seguire le lezioni.
Non sono mancati, comunque, elementi a favore della DaD tirati in ballo da alcuni intervistati: il 50% ha fatto notare di aver potuto avere più tempo a disposizione e il 43,6% più flessibilità nel seguire le lezioni. C’è anche chi ha segnalato una maggiore facilità nel copiare (50,2%).
Purtroppo la salute mentale dei giovani ha risentito moltissimo delle conseguenze della pandemia. Addirittura nove studenti su dieci (88,2%) dicono di aver provato perlopiù stati d’animo negativi, che hanno preso il sopravvento su quelli positivi. Ciò si è riflettuto sui comportamenti adottati dagli intervistati: si è registrato un aumento del tempo speso usando i social network e (78,3%) e un cambiamento nei ritmi del sonno (63,9%).
Inoltre, è emersa una diminuzione del 48,1% degli incontri con amici sia on line che in presenza, del tempo dedicato all’attività fisica e allo sport (41,9%) e della cura del proprio aspetto (37,2%). Ma c’è dell’altro.
Il 28% degli studenti ha sofferto di disturbi alimentari, di questi la maggioranza (16,2%) proprio in seguito dello scoppiare della pandemia. Il 14,5% ha avuto esperienze di autolesionismo, di cui la metà circa (7,4%) per la prima volta. Il 10,3% ha assunto sostanze e il 12% ha avuto esperienza di abuso di alcol, di cui poco meno della metà (il 5,2%) per la prima volta.
Gli effetti di questo periodo storico si trascineranno probabilmente a lungo. I giovani post pandemia si sentono maggiormente impauriti anche per quanto riguarda il futuro. La preoccupazione che più è aumentata in questo periodo è quella legata alla solitudine (55,9%), seguita dalla preoccupazione per il proprio futuro scolastico/universitario (46,2%), per la futura condizione lavorativa (43,9%), per la possibilità di fare ciò che piace (41,4%) e per la possibilità di essere indipendenti economicamente (41,3%).
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