Nonostante le difficoltà di questa lunga pandemia gli adolescenti stanno reagendo con forte senso di responsabilità e senso civico. Questa è tra le maggiori e più importanti evidenze dei risultati emersi da una ricerca condotta dall’Università di Siena sui comportamenti e gli stili di vita della Generazione Z in tempi di pandemia.
Per generazione Z intendiamo ragazzi e ragazze nati tra il 1996 e il 2010, figli della generazione X (nati dal 1965 al 1980) e successori dei famosi Millennial che oggi si sta affacciando nel mondo di lavoro.
Uno degli aspetti caratterizzanti la generazione Z è l’uso diffuso di Internet sin dall’infanzia, sono in sostanza la generazione che più di tutti è avvezza all’uso della tecnologia e dei social media. Sono i giovani “nativi digitali” che si indentificano e passano il loro tempo immersi nel mondo digitale e virtuale dei social.
I risultati della ricerca sono stati presentati in occasione del lancio della seconda edizione dii “Fattore J”, il programma promosso da Fondazione Mondo Digitale in collaborazione con Janssen Italia nato per accrescere nei giovani la fiducia nella scienza.
I dati mostrano una fotografia in cui i giovani dimostrano forte consapevolezza del particolare contesto e pericolosità della pandemia tanto da spingere oltre il 90% degli intervistati a vaccinarsi, segnale di fiducia nella scienza e forte volontà di contribuire a dare una frenata ai contagi.
Quello che più è mancato ai ragazzi in questa lunga pandemia in cui si è adoperata la didattica a distanza è proprio l’interazione con i compagni e i docenti, il lavorare insieme perché tutto ciò sviluppa empatia, la capacità di risolvere i problemi relazionali, in sostanza quelle competenze racchiuse nell’ambito delle soft skills.
Dalla ricerca emerge che due ragazzi su tre si ritengono informati sull’emergenza sanitaria e sono motivati a cercare in maniera autonoma le notizie molto di più di quanto facessero prima del covid. Una pandemia che ha fortemente impattato sulla vita sociale dei ragazzi di tutte le età, perché ha ridotto le occasioni di confronto, di incontro di relazione sia in ambito privato che scolastico.
Oltre il 40% degli stessi ha dichiarato di uscire molto di meno con gli amici rispetto al periodo pre covid, e sempre il 40% ha affermato di praticare di meno o addirittura di non praticare più attività sportive o i propri hobby.
L’obiettivo di questa seconda edizione di fattore J è di raggiungere attraverso una specifica campagna di comunicazione ben 100.000 studenti, grazie ad una serie di iniziative come le mini sfide Science Fact check” “per mettere alla prova la capacità degli studenti di verificare le notizie scientifiche, la selezione di 20 giovani ambasciatori per la formazione alla pari e la scrittura collaborativa con medici, pazienti e manager del mondo sanitario del primo “Manifesto della salute” costruito da coloro che ne saranno i protagonisti negli anni a venire e pensato per sperimentare nuovi paradigmi comunicativi più chiari, empatici e trasparenti per combattere la denutrizione scientifica”.
E’ stata confermata, inoltre la possibilità di formazione online per 10.000 studenti delle superiori grazie al coinvolgimento e delle associazioni dei pazienti, che grazie alle loro storie autentiche hanno reso la scelta vincente perché sono riusciti a comunicare con empatia agli studenti. I vari webminar su diversi argomenti suddivisi per aree tematiche sono stati organizzati lasciando ampi spazi di dialogo e riflessione proprio per portare al centro del processo educativo la salute e il benessere asset fondamentali della vita quotidiani e per lo sviluppo dei ragazzi.
Sono oltre 6.000 gli studenti di 109 scuole in 16 Regioni che negli scorsi mesi hanno già partecipato alle sessioni formative interattive con le associazioni dei pazienti e gli esperti delle diverse aree terapeutiche. (fonte Fondazione Mondo Digitale).
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