Il Covid non è al capolinea. Lo ha detto l’Oms, prevedendo che la pandemia sarà “molto lunga”: la dichiarazione è di questi giorni, dopo che l’Organismo mondiale della Sanità ha riunito a Ginevra il comitato per le emergenze – per la quarta volta dall’inizio della pandemia – per fare il punto sui contagi da coronavirus e valutare se mantenere lo stato d’allerta massima decretato sei mesi fa. Il Comitato “ha sottolineato la lunga durata prevista di questa pandemia di Covid-19, rilevando l’importanza di sforzi sostenuti a livello comunitario, nazionale, regionale e globale”.
Il direttore dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus ha dichiarato che la diffusione del Covid-19 “continua a costituire un’emergenza sanitaria pubblica di interesse internazionale, accettando il parere espresso dal comitato di emergenza”.
Si tratta, quindi, di dichiarazioni importanti, che inducono a prevedere una conferma nel tempo dell’allerta massima.
La conferma dell’Oms sui tempi dilatati per dire addio alla pandemia è arrivata negli stessi momenti in cui in Italia veniva pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto legge che proroga lo stato di emergenza al 15 ottobre 2020 e quindi le disposizioni del decreto legge n.19 e decreto legge n. 33 del 2020 che consentono di adottare specifiche misure di contenimento dell’epidemia.
Il decreto, approvato dal Consiglio dei ministri il 29 luglio scorso, su proposta del Presidente Giuseppe Conte e del Ministro della salute, Roberto Speranza, introduce misure urgenti connesse con la scadenza della dichiarazione di emergenza epidemiologica da Covid-19 deliberata il 31 gennaio scorso.
Tra i contenuti del decreto, vi sono diversi punti che riguardano, direttamente e indirettamente, la scuola e l’Università.
Il provvedimento contiene disposizioni straordinarie per la produzione di mascherine chirurgiche e dispositivi di protezione individuale e finalizzate a facilitare l’acquisizione di dispositivi di protezione e medicali; semplificazioni in materia di organi collegiali; misure urgenti per la continuità dell’attività formativa delle Università e delle Istituzioni di alta formazione artistica musicale e coreutica; per la disciplina relativa al Commissario straordinario per l’attuazione e il coordinamento delle misure di contenimento e contrasto dell’emergenza epidemiologica COVID-19; in tema di lavoro agile (ma nella scuola si protrarrà probabilmente solo per il personale Ata, in particolare per gli assistenti amministrativi); per l’edilizia scolastica.
Per quanto riguarda l’acquisto di mascherine, test sierologici, banchi, guanti e dispenser per il disinfettante, lo stato di emergenza consente dunque di svolgere le gare per l’approvvigionamento del materiale necessario a far ripartire la scuola con procedure semplificate e dunque accelerate.
Lo stato di emergenza, dunque, garantirebbe al commissario Domenico Arcuri di acquistare i banchi monoposto, test sierologici, mascherine, guanti e tutto il materiale necessario per il rientro a scuola senza dove applicare il codice degli appalti. Questo significa accorciare le procedure e la tempistica, nonostante si tratti di gare pubbliche, le azioni saranno più “light”.
Sul fronte dei concorsi (ordinari e straordinari), invece si prevedono dei rallentamenti: sia per le prove pre-selettive, dove si dovranno attuare, sia per la prima prova scritta.
Secondo Andrea Crisanti, professore ordinario di microbiologia all’Università di Padova, è “giusto prorogare lo stato d’emergenza: lo prorogherei fino a quando non ho la sensazione che il Paese non è in grado di rispondere con efficacia al pericolo”.
“Abbiamo decretato lo stato d’emergenza sulla base di dati epidemiologici, ora – ha continuato Crisanti – siamo in una situazione di 270 mila casi nel mondo e centinaia ancora in Italia. Dal punto di vista logico esistono gli stessi presupposti di quando lo abbiamo dichiarato la prima volta”.
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