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Pandemie, patologie e dispersione, clima ed inadeguatezza delle strutture scolastiche: le sfide per la scuola del futuro

Pandemie, patologie e dispersione, clima ed inadeguatezza delle strutture scolastiche. Queste, in sostanza, le principali problematiche che potrebbero interessare i sistemi scolastici dei prossimi trent’anni. La resilienza sviluppata circa le varie chiusure adottate dai sistemi sanitari locali in relazione alle attività educative ha permesso alle scuole di prepararsi ad ulteriori sfide relative non solo ad eventuali – e sciagurate – crisi sanitarie del futuro, ma anche climatiche. Il riferimento anche al clima ed alle sue modifiche recenti richiede non solo una profonda riflessione, ma anche un fattivo adeguamento delle strutture alle elevate temperature ed a fenomeni atmosferici sempre più violenti ed imprevedibile; infine, non per importanza, conta anche la psiche della popolazione scolastica: l’affiorare sempre più frequente di disturbi depressivi, ansia e stress ai massimi livelli rende la comunità scolastica vulnerabile ad ogni evento.

Scarsa consapevolezza: il caso degli USA e delle patologie scolastiche

Secondo un recente sondaggio Harris Poll condotto per conto dell’American Heart Association nel novembre 2023, più della metà delle persone negli Stati Uniti (51%) non sa che le malattie infettive, che circolano in classe, sono la principale causa di morte nel paese. La malattia è ormai la causa di morte numero uno da più di un secolo, secondo il 2024 Heart Disease and Stroke Statistics: A Report of U.S. and Global Data From the American Heart Association. Preoccupano anche le patologie cardiache dei giovani statunitensi, i quali conducono anche a scuola un’alimentazione non esattamente coerente con dei piani alimentari diligenti ed approvati: l’aggiornamento annuale pubblicato oggi su Circulation, la rivista peer-reviewed di punta dell’American Heart Association, la più antica e grande organizzazione di volontariato nazionale dedicata alla lotta alle malattie cardiache e all’ictus, che celebra 100 anni di lavoro salvavita nel 2024. L’OMS invita, in particolare nelle zone a rischio epidemiologico e climatico, a perseguire ambiziosi obiettivi di formazione del personale docente in materia di prevenzione e di una stretta e fattiva collaborazione con le autorità sanitarie locali.

Clima e rischi

Il cambiamento climatico e la povertà persistono in un circolo vizioso, soprattutto per le persone più vulnerabili. Gli effetti del cambiamento climatico portano alla scarsità di cibo e acqua, alla perdita di mezzi di sussistenza, all’aumento della violenza di genere e all’abbassamento dei livelli di istruzione. Quest’ultimo aspetto è particolarmente preoccupante, poiché l’istruzione è uno dei migliori strumenti a disposizione delle persone per sfuggire al ciclo della povertà. Lo scorso agosto, l’UNICEF e l’OMS hanno riferito che metà dei 2,2 miliardi di bambini nel mondo corrono un “rischio estremamente elevato” a causa del cambiamento climatico, compreso il suo impatto sull’istruzione. La relazione tra cambiamento climatico e fame fa sì che molti bambini siano predisposti a sviluppare problemi di salute legati al clima molto prima della loro nascita (o addirittura concepiti). La malnutrizione, trasmessa da madre a figlio o sperimentata nei primi due anni di vita, è particolarmente pericolosa per la salute e lo sviluppo dello studente; un effetto correlato alla malnutrizione, l’arresto della crescita, è collegato a punteggi del QI più bassi – fino a 11 punti – e a un deterioramento dello sviluppo cerebrale. Ci sono altri effetti sulla salute dei cambiamenti climatici, molti dei quali sono destinati ad avere un impatto maggiore sulle generazioni più giovani. Come hanno scritto nei loro studi Francis Vergunst (Università di Montréal) e Helen Louise Berry (Università di Sydney) nel 2021, i bambini sono più vulnerabili alle malattie, all’esposizione al calore, alla disidratazione e ad altre tossine ambientali fino al quinto compleanno. Questi problemi possono ritardare “traguardi fondamentali dello sviluppo in aree come la cognizione e il linguaggio”.

Andrea Maggi

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