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Pane, mascherine e tablet

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Egregia ministra Azzolina, torniamo a scriverle perché siamo profondamente disorientati. Il periodo è difficile, per tutti. All’emergenza sanitaria legata alla pandemia, che ogni giorno conta un bollettino di centinaia di vittime, si sta affiancando anche un’emergenza sociale, con imprese al collasso e assalti ai supermercati da parte di chi è rimasto senza reddito.

Noi docenti ci facciamo in quattro con la didattica a distanza per cercare di stare vicino ai nostri alunni e dare loro un po’ di normalità, pur sapendo di non poter fingere che tutto sia normale. E in questa fase drammatica leggiamo di 85 milioni di euro stanziati per la didattica a distanza, per aiutare quegli alunni privi di strumenti tecnologici e di connessione. Finalmente! Finalmente risorse per la scuola, dopo anni di tagli.
Ma dopo l’iniziale entusiasmo siamo rimasti alquanto perplessi, come deve essere accaduto al falegname Giuseppe all’annuncio che sarebbe diventato papà.

Sono tanti soldi. Perché non dirottarli per affrontare l’emergenza!

Calendario alla mano, siamo a fine marzo e considerati i tempi tecnici, anche sburocratizzati, queste risorse saranno disponibili solo dopo Pasqua, cioè per poco più di un mese e mezzo prima della fine della scuola. Certo, i tablet dati in comodato d’uso rimarranno in dotazione alle scuole, ma la dotazione degli istituti scolastici per l’anno prossimo è una preoccupazione che può attendere qualche mese. Ben inteso, il diritto allo studio è un diritto di civiltà, un diritto anche per i più poveri e i più fragili, nessuno deve rimanerne escluso. Un diritto inalienabile per la nostra società. Ma forse in questo mese è mezzo le urgenze sono altre.

La maggior parte delle famiglie degli alunni privi di connessione e strumenti digitali per seguire la didattica a distanza sono proprio le famiglie più indigenti e precarie, che ora hanno ben altri problemi. Per loro l’urgenza è l’affitto e le spese di casa, pagare le bollette, comprare da mangiare. I tablet non sostituiscono il pranzo e la cena. Che senso ha dare un tablet a chi non può pagare la connessione e la corrente elettrica?

Che senso ha stanziare ben 5 milioni di euro per formare docenti per la didattica a distanza se questa è la toppa di questi pochi mesi (perché lo ha ammesso anche lei, questa non è e non può essere la scuola, che è in primo luogo comunità e relazione) e quando i formatori non possono uscire di casa, a meno che (ma noi non lo crediamo) non si pensi di stanziare tale cifra per qualche decina di tutorial.

Ministra, le risorse sono limitate. E le urgenze sono altre.

La sanità. Quante mascherine si potrebbero acquistare con 85 milioni di euro. Quanti guanti? Quanti camici? Quanti respiratori? Quante barelle di biocontenimento? Quanti altri medici e infermieri si potrebbe retribuire. Con circa 4 milioni di euro, frutto di donazioni, l’ospedale Sacco di Milano ha appena ampliato la terapia intensiva di 8 posti, il S. Raffaele con i 10 milioni raccolti dall’iniziativa di Fedez e della Ferragni la ha ampliata di 14 posti.

L’improvvisa povertà di chi ha perso il reddito. Quante persone e famiglie potrebbero essere aiutate? Con 85 milioni di euro si incrementano di oltre il 20% i 400 mila euro stanziati dal governo per finanziare una sorta di ‘reddito di emergenza’, altra forma per definire il reddito di quarantena invocato da più parti dall’inizio di quest’emergenza. Se si decidesse per un assegno di 800 euro per i prossimi tre mesi, con 85 mila euro si raggiungerebbero circa 35 mila persone, che considerati in termini di famiglie sono almeno più di 100 mila persone. L’equivalente di un’intera cittadina o di un intero popoloso quartiere di una grande città.

Inoltre, altre significative risorse potrebbero essere recuperate da quelle stanziate per i concorsi dei docenti. In questo momento un imperdonabile spreco, dato che i docenti precari ci sono e sono tanti, è l’esercito dei circa 70 mila con almeno tre anni di servizio. È sufficiente stabilizzarli. E si eviterebbe anche l’abuso di precariato, come impone la direttiva europea 70/99, recepita dall’Italia nel 2001. Ministra, le urgenze sono queste. Sono impellenti e ineludibili.

E le risorse sono poche. Il senso di comunità e la solidarietà richiedono gesti concreti. È un imperativo morale per ogni essere umano. Non passi alla storia per aver distribuito tablet a chi aveva fame. Già qualcuno, un po’ di tempo fa, a chi chiedeva pane ha offerto le brioches.

 

Coordinamento Nazionale Precari Scuola