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Panini (Cgil-Flc): la legge 53 va abrogata

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Sul documento politico reso noto dalla Cgil e di cui diamo conto in altro articolo (v. Ulteriori approfondimenti) abbiamo posto qualche domanda al segretario nazionale di Cgil-Flc
prof. Enrico Panini.

Domanda: Cgil parla di eventuale ritiro dei provvedimenti legislativi del Governo; questo significa che la legge 53 (che è un provvedimento del Parlamento e non del Governo) può restare?
Risposta
: No, il nostro ragionamento è più ampio. Cioè, la Cgil chiede il ritiro (non l’eventuale ritiro) della legge 53 ma anche dei provvedimenti sull’Università (che sono decreti) e dei provvedimenti sulla ricerca (la cui natura è di regolamenti e di decreti). Il documento sul programma non cita singoli provvedimenti ma un ambito, che è più vasto di quello della sola istruzione.
Questa posizione è nota da tempo, parte con la grande manifestazione del 23 marzo (allora si trattava del disegno di legge delega sulla scuola), è stata ribadita autorevolmente da Guglielmo Epifani in diverse occasioni (ad esempio nel comizio conclusivo della manifestazione nazionale unitaria del novembre 2003), è stata ribadita recentemente sempre da Epifani replicando alla conferenza stampa del Ministro tenutasi a metà settembre 2004.

Noi riteniamo che questi provvedimenti (alcuni sono leggi ed altri sono decreti ma il soggetto che li ha promossi nel dibattito parlamentare è il Governo ed il riferimento che usa la Cgil nel documento è, pertanto, corretto) non siano emendabili.

D. All’indomani dell’approvazione della legge 53 voi invitaste i Presidenti delle Regioni a usare le proprie prerogative istituzionali;  un mese fa la Gilda ha chiesto alle Regioni di farsi promotrici di un referendum abrogativo. Nessuno – neppure le regioni governate dal centro-sinistra – sta raccogliendo l’appello. Che significa?
R.
In verità noi, diversamente da Gilda, non abbiamo chiesto nulla ai Presidenti delle Regioni perché siamo rispettosi dell’autonomia delle Regioni.  Semplicemente, il 7 aprile 2003, abbiamo loro reso noto un nostro orientamento e nostre valutazioni.
Poi, osservo che Emilia Romagna e Friuli hanno impugnato alla Corte Costituzionale il decreto legislativo 59. Sono contento che lo abbiano fatto ed hanno ottime ragioni per vedere accolte le loro ragioni.

Registro che delle Regioni governate dal centro-destra, tutte così pronte a rivendicare le loro titolarità,  nessuna si è mossa. La ragione è, forse, ovvia: aspettano la devoluzione dell’istruzione  alle regioni con la modifica della Costituzione attualmente all’esame del Parlamento.

D. La legge 53 prevede meccanismi autocorrettivi: non bastano?
R. Se fossimo di fronte a provvedimenti di ben diversa natura e se questo Governo avesse scelto fin dall’inizio di praticare la strada del confronto vero, un meccanismo autocorrettivo basterebbe.
In realtà i provvedimenti su scuola, università e ricerca sono inaccettabili perché stravolgono la Costituzione (art. 3) e perché sono funzionali a consolidare le disuguaglianze sociali nel nostro Paese e non c’è nulla da correggere quando le premesse sono queste. Inoltre questo Governo non ha mai avuto la benché minima di intenzione di confrontarsi sulle sue decisioni, sulla scuola men che meno. Anche per queste ragioni la legge 53 va semplicemente abrogata.