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Pantaleo (Cgil), mobilitazione continua. Di Menna (Uil): il Parlamento non voti la norma.

”Dopo lo sciopero e le manifestazioni del 12 Ottobre la mobilitazione della Flc-Cgil continuera’ fino a che il Governo non riveda le odiose misure contro la scuola pubblica”. E’ quanto ha dichiarato oggi
”L’aumento dell’orario di lavoro per i docenti a parita’ di salario deve essere cancellato, – ha poi spiegato Pantaleo – bisogna garantire il rinnovo dei contratti nazionali e il pagamento degli scatti d’anzianita’, investire risorse nella scuola e non tagliare ulteriormente la spesa. Rivendichiamo un piano di stabilizzazione per i precari e ribadiamo che il concorso e’ inutile e costoso”.
Secondo l’esponente della Cgil sarebbe poi utile che tutte le organizzazioni sindacali promuovessero una grande manifestazione nazionale unitaria. ”Nei prossimi giorni – ha comunque annunciato – staremo nelle piazze con gli studenti per difendere la scuola pubblica, occuperemo uffici provinciali e regionali scolastici e siamo pronti a portare il conflitto su tutti i posti di lavoro”. 
Il segretario generale della Uil scuola, Massimo Di Menna, dopo la pubblicazione del testo della legge di stabilità, invita il Parlamento a non votare queste disposizioni.
”Non esiste alcuna ragione plausibile per obbligare a 24 ore di lezione, eliminando il contratto di lavoro, lasciando le retribuzioni invariate, se non – commenta Di Menna – l’intento di recuperare risorse, riducendo gli organici e risparmiando su supplenti e precari. Se in nessun paese europeo, ne’ in Germania, ne’ in Austria, ne’ in Finlandia, paesi che hanno ottimi standard di apprendimento, c’e’ un orario a 24 ore – sottolinea Di Menna – ci sarà pure una ragione. Il Governo vuole portare gli insegnanti italiani verso un record unico: i docenti con il maggior numero di ore di lezione e le minori retribuzioni. Al ministro, che li ha definiti ‘veri eroi moderni’ ricordiamo che gli insegnanti piuttosto vanno rispettati e trattati come seri professionisti impegnati in un lavoro importante e difficile. Ci auguriamo – conclude Di Menna – che il Parlamento eviti una frattura tra gli insegnanti italiani e chi ha responsabilità di decidere. Il testo della legge va assolutamente emendato con l’eliminazione delle misure riguardanti la scuola”.

Redazione

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