La libertà di espressione è il pilastro della democrazia. Esprimere il proprio dissenso su un brutto disegno di legge sulla scuola non è lesa maestà. Se ne faccia una ragione la Ministra Giannini. La contestazione che ha subito alla festa dell’Unità, anziché indignarla, dovrebbe indurla a riflettere.
E con lei anche la senatrice Puglisi e la dirigenza del partito democratico.
La contestazione a questo disegno di legge si va diffondendo a macchia d’olio in tutto il paese. Il 5 maggio i sindacati più rappresentativi della scuola hanno proclamato sciopero. Questo sciopero nasce dalla totale chiusura del governo a qualunque dialogo con chi, come la Cgil e gli altri sindacati, ha presentato sostanziali e fattibili proposte alternative. Di recente anche in occasione delle audizioni parlamentari. L’ostinazione a imporre alla scuola un modello autoritario e arretrato che non risolve alcun problema, tanto meno quello del precariato è da irresponsabili ed è lontana da qualunque dialettica democratica. Ricordo alla Ministra che stiamo parlando della scuola pubblica, che appartiene al Paese e che per funzionare ha bisogno di consenso e coesione.
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