Le scelte del Governo, in perfetta continuità con quelli precedenti, vogliono piegare la scuola e le università alle logiche del mercato e agli interessi delle imprese. Disoccupazione di massa, esclusione e marginalità sociale delle nuove generazioni sono le conseguenze delle politiche di austerità adottate dall’Europa e non si intravede alcun cambio di passo. L’attacco all’art.18 intende cancellare la garanzia per i lavoratori ingiustamente licenziati di tornare nel proprio posto di lavoro. La vera priorità è allargare per tutte le tipologie di lavoro i diritti e le tutele. Invece si vuole consegnare il potere unilaterale alle imprese nel decidere come assumere e come licenziare abolendo la civiltà del lavoro.
Per creare lavoro servono investimenti in ricerca, innovazione e istruzione e non ulteriore precarietà! Il Welfare deve garantire i diritti di cittadinanza a tutti estendendo gli ammortizzatori sociali e introducendo il reddito minimo. La scuola deve essere gratuita. Si riparta dal diritto allo studio per garantire a tutti il diritto universale al sapere. E’ questo il vero cambiamento di cui il Paese ha bisogno.
La Buona Scuola proposta dal Governo Renzi, se tenta di dare una risposta per una parte di precariato, esclude soluzioni per tfa e pas e tutti gli altri precari nonostante sia imminente un pronunciamento della Corte di Giustizia Europea contro la reiterazione oltre i 36 mesi dei contratti a termine. Nelle università e nella ricerca pubblica si licenziano i precari. Competizione individuale e tra le scuole, allargamento dei poteri dei dirigenti scolastici, ingresso dei privati e riduzione degli spazi di democrazia sono inaccettabili perché segnano un radicale regresso culturale e sociale della scuola pubblica. Non c’è certezza d’investimenti nonostante la forte diminuzione della spesa per istruzione e risorse nettamente inferiori alla media europea. Non si dice nulla sull’elevazione dell’obbligo scolastico a 18 anni, sul diritto allo studio e sull’apprendimento permanente. Non vengono attivate misure efficaci per contrastare la dispersione scolastica e per ridurre l’alto tasso di coloro che non studiano e non lavorano.
Si nega il rinnovo del contratto nazionale per tutti i lavoratori pubblici per ritornare al controllo della politica sui lavoro pubblico riducendo fortemente i salari e le libertà.
Per queste ragioni bisogna aprire una lunga fase di mobilitazione che unifichi giovani, sindacato, movimenti e associazioni perché solo con larghe coalizioni sociali si può affermare un vero cambiamento.
La Manifestazione promossa dalla Cgil per il 25 Ottobre e quella unitaria dei lavoratori pubblici dell’ 8 Novembre indica un percorso di mobilitazione che ha l’ambizione di ricomporre il lavoro e di riscrivere un nuovo patto generazionale