L’attrice e regista Paola Cortellesi, in queste settimane al cinema con il film di grandissimo successo C’è ancora domani, con 13 milioni di incassi in tre settimane, ha rilasciato una lunga intervista a Vanity Fair in cui ha parlato di varie tematiche tra cui la scuola.
Il film, com’è noto, parla di patriarcato, di femminismo, di diritti della donna, di violenza di genere: “Non si può giudicare il contributo di una donna alla società in base a quanto partorisce. I figli si fanno per altri motivi, per amore ad esempio. Il matrimonio non è più l’unico traguardo da tempo, lo sono invece una buona istruzione e un buon lavoro. Su questi diritti dobbiamo puntare. Alcuni insegnanti che ho incontrato mi hanno detto che non riescono, con i libri, a fare appassionare i ragazzi alla storia dei diritti delle donne, e vorrebbero ‘sfruttare’ il mio film“, ha detto l’attrice.
La Cortellesi ha parlato di educazione sessuale a scuola: “Un deputato della Lega ha definito ‘una nefandezza’ l’idea, diceva, di ‘insegnare il sesso ai nostri figli di sei anni’. Quando ho sentito la notizia ho pensato proprio il contrario, l’educazione all’affettività e al rispetto di sé andrebbe iniziata alla scuola dell’infanzia, per proseguire più avanti con l’educazione sessuale, il tema del corpo… È uno scandalo che non sia previsto dal ministero. Una figlia adolescente davvero sta lì a sentire i genitori? È evidente che se ne debba occupare un esperto”.
“I ragazzini di oggi sono esposti a una quantità di informazioni esagerata, e quella non è l’età giusta per quei contenuti, ti cambiano i parametri, poi non capisci più niente e succedono anche cose molto gravi, basti leggere la cronaca del ‘branco’ che stupra”, ha aggiunto.
E, sull’importanza del linguaggio inclusivo: “Nuove generazioni più equilibrate? Dipende da dove provengono. Non mi riferisco al ceto sociale, ma all’etica. Ci sono stati anche uomini rispettosi e giocosi con le loro compagne. E ci sono anche adesso. Ma resiste, parallelamente, la mentalità sessista. Prendiamo la questione, importantissima, del ‘parlare neutro, o al femminile, o declinare al femminile’. Non credo che sia sbagliato, ho appunto dedicato tempo, ho fatto monologhi, credo che le parole siano ‘la traduzione dei pensieri’: ma penso anche che sposti l’attenzione dal quadro alla cornice”.
L’attrice ha discusso a lungo dell’emergenza femminicidi: “I femminicidi che ci sono, in Italia, ogni 72 ore. Non è possibile. Ce lo dice la cronaca tutti i giorni, siamo in straritardo e bisogna agire ora. È una storia che si ripete all’infinito: c’è sempre un ex che uccide, perché c’è ancora una sacca resistente di cultura del possesso. Una mentalità avvelenata e velenosa, spesso raccontata come raptus di follia, ma non lo è perché, se la dinamica è identica, è una questione culturale. Ci dicono che ‘era una persona tranquilla’. ‘Un bravo vicino di casa’. ‘Un dolce papà’. Che però dice: ‘Ti tolgo tutto. Ti uccido anche i figli, non devi avere più niente. O me o nessun altro, o sei mia o di nessuno più’. È una cosa impressionante, se ne dovrebbe parlare tutti i giorni. Invece la senti mentre stai tagliando l’insalata con sotto il telegiornale. Ci si abitua”.
“Schlein e Meloni? Incredibile che non spingano per un progetto, un accordo su temi che le riguardano entrambe, come la prevenzione dei femminicidi, a partire dalla scuola. Mi piacerebbe tanto incontrarle. Direi loro di non dar conto a chi le ha appoggiate e al gruppo politico di cui fanno parte. Autonoma totalmente in politica non puoi esserlo perché arrivi sempre insieme a un gruppo, però mi piacerebbe tanto che la loro appartenenza al genere femminile le facesse andare oltre. Sono sicura che esista un punto di incontro: e bisogna agire subito”, ha concluso Cortellesi, dicendo di voler discutere con la premier e la segretaria Pd.
Il contrasto alla violenza di genere non può giustificare l’approvazione di linee guida che prevedono l’educazione sessuale-affettiva già dalla primaria: lo sostiene la Lega, che continua a fare opera di disturbo sull’approvazione, a Montecitorio, degli emendamenti del Centro-Sinistra, in particolare del M5s, al testo contro la violenza di genere per introdurre l’educazione affettiva-sessuale tra i contenuti da affrontare in aula con alunni di età compresa tra i sei e gli undici anni. Una proposta sulla quale, invece, in Commissione Giustizia maggioranza e opposizione sembravano avere trovato un’intesa di massima.
Sabato 28 ottobre, i deputati della Lega, Simonetta Matone e Davide Bellomo, componenti della Commissione Giustizia, hanno speso parole di fuoco contro l’iniziativa di stampo ‘grillino’, alla fine bocciata: “Una cosa – hanno detto – è l’educazione sessuale nelle scuole, con lo scopo di favorire la conoscenza e il rispetto, altra è invece voler far passare surrettiziamente, in un provvedimento atteso come quello per il contrasto alla violenza di genere, linee guida a dir poco raccapriccianti, come l’insegnamento della masturbazione infantile ai bambini da 0 ai 4 anni, che vanno ben oltre il compito che la scuola è tenuta a svolgere”, hanno detto i due rappresentanti del Carroccio.
Sasso, riporta l’Ansa, ha detto che insegnare “l’educazione sessuale e affettiva” nelle scuole “è una nefandezza”, “una porcheria“, un “qualcosa che fino a quando la Lega sarà al Governo non accadrà mai”. “Se la vogliono – ha detto Sasso – se la facciano nelle loro sedi di partito e vediamo se i genitori manderanno lì i loro figli”.
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