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Paolo Crepet: “Investire nella formazione. Una buona scuola fa un buon futuro, una cattiva scuola nessun futuro”

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Lo psichiatra e sociologo Paolo Crepet, che ha partecipato alla puntata di Metropolis, programma de La Repubblica, del 31 luglio, ha risposto ad una domanda particolare: come fare a garantire un futuro dignitoso ai giovani di oggi? Per Crepet la risposta sta nel sistema di istruzione.

“Lo Stato deve credere nella formazione. Bisogna mettere denari e non solo sulla scuola. Una buona scuola fa un buon futuro, una cattiva scuola fa nessun futuro”, questa la secca risposta di Crepet.

“Bisogna lasciare che i ragazzi crescano con competenze. Ce ne vogliono oggi molto di più che quarant’anni fa. Ci sono strumenti straordinari, non bisogna pensare che siamo sull’orlo di un dirupo. I ragazzi stessi sono più liberi di quarant’anni fa, hanno più diritti”, ha concluso l’esperto, che spesso si è occupato di scuola e questioni generazionali.

“Smettiamola di tutelare i ragazzi”

Lo psichiatra, qualche tempo fa, si è rivolto ancora una volta al mondo dei genitori, sempre in maniera molto critica: “È necessario considerare una categoria molto vasta, i ragazzi e le ragazze che non hanno voglia di studiare. L’ipotesi che io mi farei da genitore è chiedermi perché mio figlio non studia, prima di decretarne il fallimento psicologico. Io stesso ho ceduto tante volte durante la scuola, ho preso tantissime insufficienze e per fortuna non c’erano gli psicologi. Avevo solo dei genitori che invece che compatirmi mi hanno spronato. Smettiamola di tutelarli nei modi peggiori e di pensare che andare a scuola sia un modo per parcheggiare i figli in un diplomificio”.

E ha continuato: “A valle di tutto questo c’è un dato terrificante di cui nessuno si preoccupa, una percentuale altissima, il 99% dei ragazzi che oggi si trovano inseriti in un percorso studi, viene promosso. Basta che si respira si viene promossi. La scuola è fallita. Avete mai visto genitori o ragazzi in sciopero generale contro questo dato evidentemente catastrofico? No perché va bene che quel diploma non conti nulla, perché va bene che metta sullo stesso piano tutti, chi si è sforzato di fare, con chi non ha fatto nulla. Non credo che in questi anni le difficoltà siano aumentate da parte dei professori”.