Papa a Napoli: perché sospendere le attività didattiche?

L’arrivo di Papa Francesco a Napoli, da evento di grande valenza religiosa, si è trasformato in una festa dedicata a pochi eletti, con grande risalto mediatico e con, solo auspicate, ricadute, di carattere economico, derivanti dall’afflusso di turisti e conseguenti maggiori introiti per il settore e per il terziario commerciale, rimaste per lo più sulla carta, se si esclude il consueto proliferare, in siffatte occasioni, dell’ambulantato abusivo.

Per la maggior parte dei napoletani invece si sono palesati non pochi i disagi. A partire da quelli per gli spostamenti con i mezzi del trasporto pubblico, visto che vi è stata la sospensione temporanea di alcuni servizi, offerti dalla funicolare Centrale e dal metrò collinare, mentre alcune linee su gomma sono state temporaneamente sospese, laddove altre hanno subito deviazioni o limitazioni in funzione dei dispositivi di viabilità.

Ripercussioni anche in ambito scolastico, dal momento che, con nota del 6 marzo, il direttore generale dell’ufficio scolastico regionale della Campania aveva invitato i dirigenti delle istituzioni scolastiche statali e paritarie di ogni ordine e grado del comune di Napoli a valutare l’opportunità di sospendere le attività didattiche, per “difficoltà di mobilità agli studenti e al personale scolastico, sia per raggiungere le scuole al mattino che per tornare alle proprie abitazioni al termine delle lezioni “.

Ma non basta, ad integrazione della precedente, una successiva nota del 13 marzo, indirizzata questa volta a tutti i dirigenti delle istituzioni scolastiche statali e paritarie di ogni ordine e grado della provincia di Napoli, il suddetto direttore generale estendeva lo stesso invito “anche nelle istituzioni scolastiche ubicate in comuni viciniori, appartenenti alla Diocesi di Napoli o comunque interessati dal flusso di fedeli che proverà a raggiungere i luoghi di culto e di ritrovo“.

Si può immaginare che, a seguito di tale inviti, i banchi di diverse scuole, sia a Napoli sia nei comuni della provincia di Napoli, siano rimasti vuoti, perdendo un’altra giornata di lezioni, con alunni a casa e presumibili conseguenti disagi per le famiglie, laddove invece si potevano prevedere una serie di attività da organizzare nell’occasione da parte dei singoli plessi.

Peraltro ci chiediamo cosa sarebbe accaduto se, nella pubblica amministrazione, anche il altri comparti si fossero sospese le attività paventando “difficoltà di mobilità” per il personale addetto.

Si sarebbero potuti fermare gli ospedali, gli uffici e, più in generale, tutti i servizi pubblici, anche essenziali, con conseguenze immaginabili. 

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