Papa Francesco sconfessa la politica di Draghi e dei principali Paesi europei sul tema della corsa al riarmo. Durante l’udienza al Centro Femminile Italiano, infatti, il pontefice attacca duramente le scelte dei Governi: “Io mi sono vergognato quando ho letto che un gruppo di Stati si sono compromessi a spendere il 2 per cento del Pil per l’acquisto di armi come risposta a questo che sta accadendo, pazzi!”
Un attacco, quello del pontefice, indirizzato anche ai nostri parlamentari. La settimana scorsa, infatti con 391 voti favorevoli, 19 contrari, 7 astenuti, la Camera ha approvato un ordine del giorno che impegna il Governo ad avviare l’incremento delle spese per la difesa dall’1,54 al 2 per cento del Pil, che in euro significherebbe, secondo stime del Sole 24 Ore, il passaggio da 21 a 25 miliardi; contro i 100 miliardi investiti dalla Germania nella difesa e gli oltre 50 della Francia, sempre secondo il Sole 24 Ore. Per capirci sulla portata di queste cifre, ammonta a 15 miliardi di euro il patrimonio complessivo dei principali 35 oligarchi russi ed è stimato tra i 6 e i 7 miliardi di euro il patrimonio di Berlusconi; praticamente irrisorio rispetto ai 266 miliardi di dollari del patrimonio di Elon Musk.
“La vera risposta non sono altre armi, altre sanzioni, altre alleanze politico-militari – ha affermato il Pontefice – ma un’altra impostazione, un modo diverso di governare il mondo, non facendo vedere i denti, un modo ormai globalizzato, e di impostare le relazioni internazionali”.
Proprio qualche giorno fa, il Papa aveva parlato telefonicamente con il presidente ucraino Zelensky mostrandogli comprensione e solidarietà. Ma l’impegno per la pace non può passare dal braccio di ferro con Putin, piuttosto con iniziative di pressione diplomatica, è la posizione delle comunità pacifiste (e di gran parte del mondo della scuola). A questo scopo il Vaticano starebbe pensando a un “gesto particolare di vicinanza alla popolazione ucraina con la visita di una delegazione di vescovi a quelle terre”. Lo ha detto il segretario generale della Cei, mons. Stefano Russo, parlando durante la conferenza stampa conclusiva del Consiglio episcopale permanente della situazione in Ucraina e nei Paesi confinanti.
Rispondendo poi a una domanda dei giornalisti, monsignor Russo ha aggiunto: “Per quanto riguarda la delegazione, il presidente Bassetti vedrà come organizzare la cosa e come la cosa si attiverà in modo concreto. Si entrerà in zone di confine, dove più facilmente si trovano tante persone che sono in fuga dall’Ucraina”.
Una decisione che segue alla richiesta, da parte dello stesso presidente ucraino, di avere il Papa a Kiev, presenza che di certo sarebbe stata più dirompente rispetto alla delegazione di vescovi.
Della conversazione tra Papa Francesco e Volodymyr Zelensky ha riferito al nostro Parlamento lo stesso presidente ucraino lo scorso 22 marzo: “Caro popolo italiano – ha esordito il presidente Zelensky – oggi ho parlato con sua Santità Papa Francesco e lui ha detto parole molto importanti: capisco che voi difendiate la pace, ognuno difende la propria pace. E io ho risposto: il nostro popolo è diventato l’esercito, quando ha visto il male che porta il nemico, la devastazione, lo spargimento di sangue. Ogni giorno di guerra porterà la morte di altri bambini, 117 non è il numero finale” dei piccoli caduti.
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