Riportiamo di seguito ampi stralci del videomessaggio di Papa Francesco, in occasione dell’incontro promosso e organizzato dalla Congregazione per l’Educazione Cattolica “Global compact on education. Together to look beyond” del 15 ottobre 2020.
Le parole del Papa sono monito chiaro che invoca il compimento di un sistema scolastico che in Italia risulta essere bloccato, purtroppo da troppo tempo, in una stagnante incompiutezza tra Autonomia, Parità e Libertà di scelta educativa.
Lungo questi 200 e più giorni di lockdown, USMI e CISM, in svariate e numerose occasioni, con lettere indirizzate al Governo e ai Parlamentari hanno lanciato il chiaro allarme che la scuola non sarebbe ripartita per tutti. Evidentemente una scuola che esclude i poveri e i disabili si impone alle nostre coscienze e interpella le nostre responsabilità.
Il diritto all’istruzione è un diritto universale da garantire a tutti in modo libero e gratuito, e il fatto che sia riconosciuto e normato dalla Dichiarazione universale dei diritti umani dell’ONU, come dai Patti internazionali, non è un dettaglio puramente legislativo. Un diritto di questa portata trova la sua giusta collocazione giuridica fra i diritti universali perché viene considerato rilevante per favorire la tolleranza e l’integrazione, necessarie per la pace tra i popoli.
Sono state scandagliate le cause e proposte soluzioni di rinascita e opportunità nuove da poter intraprendere, tutte raccolte in Dossier, in documenti congiunti ed autorevoli, per contenuti e per le parti coinvolte.
Il tempo presente però ci impone una chiarezza di analisi ma anche una rapidità di avviare processi capaci di ridare vita ad un sistema ormai agonizzante. Non ci è permesso più girare intorno alle parole, pena rendere irrimediabilmente impossibile qualsiasi “patto educativo”.
Papa Francesco nel suo messaggio ha precisato che «nella storia esistono momenti in cui è necessario prendere decisioni fondanti, che diano non solo un’impronta al nostro modo di vivere, ma specialmente una determinata posizione davanti ai possibili scenari futuri» e anche noi riteniamo che “sia questo il tempo di sottoscrivere un patto educativo globale “per” e “con” le giovani generazioni, che impegni le famiglie, le comunità, le scuole e le università, le istituzioni, le religioni, i governanti, l’umanità intera, nel formare persone mature“.
Il coraggio e la responsabilità devono animare le nostre scelte per non condannare la Nazione ad una vita di stenti e per dare speranza alle nuove generazioni. Infatti, non possiamo rubare loro la speranza e il futuro!
USMI e CISM, grati di tutto il percorso compiuto in questo tempo di pandemia e di evidenze, che ha fatto cadere il muro dell’ideologia e ha chiarito quanto la scuola statale e la scuola paritaria siano reciprocamente collegate e servono entrambe per un sistema scolastico di qualità, chiedono al Governo e al Parlamento di portare a compimento l’unico percorso possibile e soprattutto funzionale al nostro futuro.
Non possiamo essere noi i fautori di una morte preannunciata e irreversibile perché, è chiaro che, in un Paese nel quale i genitori non possono esercitare liberamente la propria responsabilità educativa, che agli studenti non è garantito il diritto di apprendere e ai docenti il diritto all’insegnamento per una reale discriminazione economica è un Paese a rischio. Risultano traditi i diritti, e parallelamente è compromessa la qualità del sistema scolastico, come ci racconta il recente dossier Ocse-Pisa 2019.
Il COVID ha riportato in luce tutti i limiti del sistema scolastico italiano e ha accelerato quel processo che lo trasforma da iniquo ad un privilegio, beneficiando solo pochi ed escludendo definitivamente disabili e poveri. Privare i bambini e i giovani della scuola vuole dire defraudarli di quell’unico strumento che consentirà loro di ripagare domani il debito che ci apprestiamo a siglare.
Il Santo Padre, Papa Francesco, traccia nel suo videomessaggio le sette linee fondamentali per attuare un Patto educativo globale di cui «il mondo ha urgente bisogno»:
“Mettere al centro di ogni processo educativo formale e informale la persona, il suo valore, la sua dignità“; “ascoltare la voce di bambini, dei ragazzi e dei giovani, per costruire insieme un futuro di giustizia e di pace“; “sia favorita la piena partecipazione delle bambine e delle ragazze all’istruzione“, che spesso sono poste al margine dei percorsi educativi e che in questo periodo caratterizzato dalla pandemia rischiano di essere la parte predominante, dei “quasi 10 milioni di minori“, tanto che si parla di «catastrofe educativa» che “potrebbero essere costretti a lasciare la scuola a causa della crisi economica generata dal coronavirus“, dopo che il ricorso alla didattica a distanza “ha mostrato una marcata disparità delle opportunità educative e tecnologiche“.
Necessario, dunque, al quarto punto, “vedere nella famiglia il primo e indispensabile soggetto educatore“. Quinta linea guida è “educare ed educarci all’accoglienza, aprendoci ai più vulnerabili ed emarginati“. Non meno importante – al sesto punto – “impegnarci a studiare per trovare altri modi di intendere l’economia, la politica, la crescita e il progresso perché siano davvero al servizio dell’uomo“, e – al settimo – “custodire e coltivare la nostra casa comune, proteggendola dallo sfruttamento delle sue risorse, adottando stili di vita più sobri, secondo i principi di sussidiarietà e solidarietà e dell’economia circolare“.
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