I lettori ci scrivono

Papa Francesco e l’Imu, un invito a leggere prima di scrivere

Non amo polemizzare con i Colleghi, ma il contributo “Papa Francesco, per aiutare davvero la scuola, preghi e paghi l’Imu” purtroppo mi sembra obbligare ad un intervento al servizio alla verità ed alla crescita della onestà intellettuale di chi dovremmo aiutare a maturare (senza voler mettere in dubbio la buonafede di chi lo ha scritto).

La prima cosa che ho imparato da studente è che ciò che si cita va prima letto, e poi si può criticare ogni posizione ed opinione, ma fatto salvo il rispetto delle fonti.

Ora, comprendo che non tutti abbiano studiato diritto e quindi gli equivoci sono sempre possibili, ma se facciamo un piccolo sforzo e senza paraocchi leggiamo, possiamo anche capire.

La Corte di Giustizia UE nella sentenza citata, basta andare a leggerla anche in Italiano all’indirizzo (clicca qui) innanzi tutto non condanna lo Stato della Città del Vaticano (cosa per altro impossibile, visto che detto Stato non fa parte della UE) ma la Repubblica Italiana, non la condanna per l’IMU, ma per l’ICI, non la condanna perché il “Vaticano” o “la Chiesa” non ha pagato, ma perché la legge votata dal parlamento aveva dettato un regime di favore (in materia di ICI) per l’intero mondo non profit (onlus, cooperative sociali, volontariato, centri sociali, partiti politici, sindacati, fondazioni bancarie ecc. ecc. ed enti ecclesiastici – non vaticani che non c’entrano assolutamente nulla) cosa ritenuta “aiuto di stato” vietato dalla normativa comunitaria, per cui lo Stato deve farsi versare ciò che non ha richiesto a suo tempo (ammesso che ciò sia possibile dato che esistono prescrizione e decadenza, ma quello è altro discorso… alla Corte di Giustizia UE stava a cuore affermare il principio e lo ha fatto). Poi, e qui si raggiunge veramente l’apice della discordanza tra stato dei fatti e contributo pubblicato, quella sentenza ha invece ritenuto legittime le esenzioni o trattamenti favorevoli per i medesimi soggetti circa l’IMU, rigettando quella parte del ricorso presentato dalla scuola privata (a scopo di lucro) che ad essa aveva fatto ricorso dicendosi danneggiata dal trattamento a suo dire di favore e di aiuto di Stato riservato alle scuole non perseguenti fini di lucro (ad ispirazione cristiana, di altra religione o laica) o comunque del non profit in generale.

Quindi, polemizziamo quanto vogliamo (veramente si può ritenere che una legge sia giusta o ingiusta, che il non profit sia vero o farlocco, che le tasse le debba pagare chi produce reddito o anche chi produce solidarietà), ma nel rispetto della corrispondenza tra quanto citiamo e quanto attribuiamo alle fonti citate.

Questo al di là del caso di specie, ma come regola di igiene etica.
Non me ne voglia il Collega (che immagino non essere un giurista), del contributo del quale invece apprezzo e plaudo il punto nel quale egli invita Papa Francesco a pregare per la scuola italiana, che ne ha indubbiamente molto bisogno.

Settimio Carmignani Caridi

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