FOTO ANSA/FABIO FRUSTACI
Papa Francesco torna parlare di scuola e di educazione: dopo averlo fatto qualche giorno fa, poco prima della visita alla Emma Bonino, citando Don Milani alla Gregoriana, è tornato sull’argomento oggi nell’udienza ai membri del Patto educativo globale, come riporta Ansa.
Ecco le parole del Santo Padre: “La globalizzazione attuale comporta un rischio per l’istruzione, cioè l’appiattimento su determinati programmi spesso asserviti a interessi politici ed economici. Questa uniformità – ha proseguito Papa Francesco – nasconde forme di condizionamento ideologico, che falsificano l’opera educativa, rendendola strumento per fini ben diversi dalla promozione della dignità umana e dalla ricerca della verità”.
Per il Papa “non possiamo cambiare il mondo se non cambiamo l’educazione”. Poi il Pontefice ha ricordato “un proverbio africano” che afferma che “per educare un bambino serve un intero villaggio: costruiamo dunque un ‘villaggio dell’educazione’, dove condividere l’impegno a promuovere relazioni umane positive e culturalmente valide”. “Educare è un’avventura, una grande avventura”, ha concluso il Santo Padre.
Il Papa, come riporta Vatican News, ha esordito riconoscendo il “particolare interesse per la Chiesa” suscitato dall’incontro, volto a promuovere il “metodo pedagogico del “del service-learning, o ‘apprendimento nel servizio’, coltivando la responsabilità comunitaria degli studenti attraverso progetti sociali, che fanno parte integrante del loro percorso accademico”.
A tal proposito, Francesco ha ricordato la celebre scena del film “L’attimo fuggente” nella quale gli studenti di un rinomato liceo del New England vengono invitati dal loro nuovo, “molto originale” professore di letteratura (interpretato da Robin Williams) a “salire sui banchi e a guardare la classe da un altro punto di vista”. Un vero e proprio “colpo di scena”, nota il Papa.
“L’episodio rivela che cosa dovrebbe essere l’educazione: non solo trasmissione di contenuti – questa è una sola cosa – ma trasformazione della vita. Non solo ripetizione di formule – come i pappagalli – ma addestramento a vedere la complessità del mondo. Questo deve essere l’educazione”, ha detto.
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