Sono un cittadino della Repubblica Italiana, docente in servizio dal 4 novembre 1980.
Mi permetto di rivolgere un appello a Papa Francesco, al secolo Jorge Mario Bergoglio, teso ad aiutare il nostro Paese in questo momento di gravissima difficoltà sanitaria e sociale, causata dalla pandemia “COVID-19”. La Corte di Giustizia Europea, il 6 novembre 2018, ha emesso una sentenza che determina a carico dello Stato della Città del Vaticano, di cui Papa Jorge Maria Bergoglio è Sovrano e Sommo Pontefice, il pagamento degli arretrati non onorati dell’I.C.I. (oggi I.M.U.) che attualmente ammontano a 4-5 miliardi di euro, se si considera ”anno zero” il 2012, o a 13-14 miliardi di euro se si parte dal 2006.
Ho ascoltato la solenne preghiera di Papa Francesco per la fine della pandemia, il suo accorato appello a tutela delle vittime degli usurai, la sua prece mattutina per gli insegnanti e gli alunni. In attesa che il “COVID-19” venga sconfitto, il Sommo Pontefice dovrebbe pensare a quanti strumenti di protezione (camici, tute, mascherine, occhiali, etc.) per i nostri medici, infermieri e OSS, a quanti respiratori, posti letto e farmaci potrebbe acquistare la Repubblica Italiana con le cifre sopra indicate e a quante migliaia e migliaia di vite umane di nonni, padri e figli verrebbero salvate di conseguenza. Papa Bergoglio potrebbe pensare a quante famiglie italiane oggi deboli, precarie, potenziali vittime degli usurai perché prive di mezzi di sussistenza a causa del blocco delle attività produttive determinato dal COVID-19, la Repubblica Italiana potrebbe sostenere con i fondi legittimamente recuperati dalla Città del Vaticano. Il Sommo Pontefice sarebbe più credibile se, oltre le parole, pagasse il citato debito nei confronti della Repubblica Italiana e, attraverso tale opera buona, giusta e meritoria, aiutasse concretamente i docenti e i discenti della Scuola Pubblica laica.
Confido in un intervento immediato e risolutivo da parte del Sommo Pontefice Jorge Mario Bergoglio. Credo che il senso di Giustizia, più volte da lui espresso, si concretizzi nel partire dal 2006 quale “anno zero”. Per aiutare il prossimo, il pregare potrebbe non essere sufficiente; sarebbe utile anche dare a Cesare…
Antonio Deiara
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