È servito quasi mezzo secolo alla Chiesa per riabilitare don Milani e la sua educazione originale ed efficace: non fu ribellione ma solo amore per i suoi ragazzi.
L’operazione di recupero dell’opera del prete di Barbiana, morto il 26 giugno 1967 a soli 44 anni, è arrivata da Papa Francesco: alla Fiera dell’editoria italiana “Tempo di libri”, il Santo Padre – che già tre anni fa aveva definito don Milani “un grande educatore italiano” – ha inviato il suo pensiero in un videomessaggio.
Nel quale don Milani ha sottolineato che l’inquietudine di don Lorenzo Milani “non era frutto di ribellione ma di amore e di tenerezza per i suoi ragazzi, per quello che era il suo gregge, per il quale soffriva e combatteva, per donargli la dignità che, talvolta, veniva negata”.
La rivalutazione di “Esperienze pastorali” era già stata avviata dal card. Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, che nel 2014 aveva detto che sul libro “non c’e’ più nessuna proibizione da parte della Chiesa”, aggiungendo che il testo “torna a diventare un patrimonio del cattolicesimo italiano e in particolare della Chiesa fiorentina”.
Ora, nel suo videomessaggio, Papa Francesco rimarca come “tutti abbiamo letto le tante opere di questo sacerdote toscano, morto ad appena 44 anni, e ricordiamo con particolare affetto la sua ‘Lettera ad una professoressa’, scritta insieme con i suoi ragazzi della scuola di Barbiana, dove egli è stato parroco”.
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“Come educatore ed insegnante – ha aggiunto il Papa – egli ha indubbiamente praticato percorsi originali, talvolta, forse, troppo avanzati e, quindi, difficili da comprendere e da accogliere nell’immediato. La sua educazione familiare, proveniva da genitori non credenti e anticlericali, lo aveva abituato ad una dialettica intellettuale e ad una schiettezza che talvolta potevano sembrare troppo ruvide, quando non segnate dalla ribellione. Egli mantenne queste caratteristiche, acquisite in famiglia, anche dopo la conversione, avvenuta nel 1943 e nell’esercizio del suo ministero sacerdotale”.
“Si capisce – prosegue il videomessaggio -, questo ha creato qualche attrito e qualche scintilla, come pure qualche incomprensione con le strutture ecclesiastiche e civili, a causa della sua proposta educativa, della sua predilezione per i poveri e della difesa dell’obiezione di coscienza. La storia si ripete sempre. Mi piacerebbe che lo ricordassimo soprattutto come credente, innamorato della Chiesa anche se ferito, ed educatore appassionato con una visione della scuola che mi sembra risposta alla esigenza del cuore e dell’intelligenza dei nostri ragazzi e dei giovani”.
Il Santo Padre ha anche ricordato le parole di don Milani, da lui stesso citate nel messaggio alla scuola italiana del 10 maggio 2014. “La sua era un’inquietudine spirituale – ha concluso il Papa – alimentata dall’amore per Cristo, per il Vangelo, per la Chiesa, per la società e per la scuola che sognava sempre più come ‘un ospedale da campo’ per soccorrere i feriti, per recuperare gli emarginati e gli scartati. Apprendere, conoscere, sapere, parlare con franchezza per difendere i propri diritti erano verbi che don Lorenzo coniugava quotidianamente a partire dalla lettura della Parola di Dio e dalla celebrazione dei sacramenti, tanto che un sacerdote che lo conosceva molto bene diceva di lui che aveva fatto ‘indigestione di Cristo'”.
Insomma, a mezzo secolo dal provvedimento del Sant’Uffizio contro il libro “Esperienze pastorali” del dicembre 1958, don Milani si è preso la sua rivincita. Con gli interessi.
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