Giovanni Papini (Firenze, 9 gennaio 1881 – Firenze, 8 luglio 1956) è stato uno scrittore, poeta e aforista italiano. Si diplomò maestro nel 1899, insegnando per qualche anno, poi diventò bibliotecario.
Attirato dalla letteratura, collaborò con le riviste fiorentine La Rivista, Sapientia e Il Giglio. Nel 1903, fondò assieme a Giuseppe Prezzolini, Giovanni Vailati e Mario Calderoni la rivista Leonardo, poi collaborò come redattore capo ne Il Regno del nazionalista Enrico Corradini. Nel 1914 con il libro “Chiudiamo le scuole!” (Già dal titolo la provocazione appare evidente) Papini si augurava che la scuola potesse riconquistare quell’immagine di “luogo della cultura”, dove non solo il sapere è “elargito”, ma anche dove il sapere è sviluppato e scambiato tra allievi e docenti. Nel complesso possiamo dire che Giovanni Papini ambiva ad una scuola più a dimensione umana, dove la persona fosse al centro dell’agire educativo. Da questo libro riportiamo alcuni aforismi che fanno sicuramente riflettere:
Quasi tutti gli uomini che hanno fatto qualcosa di nuovo nel mondo o non sono mai andati a scuola o ne sono scappati presto o sono stati “cattivi” scolari.
Giovanni Papini, Chiudiamo le scuole, 1914
La scuola fa molto più male che bene ai cervelli in formazione.
Giovanni Papini, Chiudiamo le scuole, 1914
La scuola è così essenzialmente antigeniale che non ristupidisce solamente gli scolari ma anche i maestri.
Giovanni Papini, Chiudiamo le scuole, 1914
Bisogna chiuder le scuole – tutte le scuole. Dalla prima all’ultima. Asili e giardini d’infanzia; collegi e convitti; scuole primarie e secondarie; ginnasi e licei; scuole tecniche e istituti tecnici; università e accademie; scuole di commercio e scuole di guerra; istituti superiori e scuole d’applicazione; politecnici e magisteri. Dappertutto dove un uomo pretende d’insegnare ad altri uomini bisogna chiuder bottega.
Giovanni Papini, Chiudiamo le scuole, 1914