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Paralimpiadi Parigi 2024, accesa la fiamma. In Italia il trinomio scuola-sport-disabilità viaggia a vele spiegate

Ancora sport, giochi di piazza per piccoli e grandi, manifestazioni ed eventi culturali in tutta la Ville Lumière: la cerimonia inaugurale svoltasi ieri sera tra Place de la Concorde, gli Champs-Elysées e l’Arc de Triomphe ha dato il via ai Giochi Paralimpici Parigi 2024 che si svolgeranno nell’arco dei prossimi dodici giorni per concludersi domenica 8 settembre. Oltre quattro milioni – secondo il quotidiano Le Monde – gli spettatori previsti, più di 25.000 gli uomini e le donne delle forze dell’ordine impegnati per la sicurezza. Senza avere i numeri e la copertura mediatica delle Olimpiadi che chiameremo ‘classiche’, le Paralimpiadi, giunte quest’anno alla XVII edizione, sono da tempo divenute un evento di grande portata, tanto che – come ricorda Sky TG 24 – rappresentano la terza manifestazione più seguita a livello globale, dopo le Olimpiadi e i Mondiali di calcio. Il loro motto è “lo spirito e la mente in movimento”, a sottolineare – secondo il filosofo francese Bertrand Quentin, intervistato in questi giorni da France Culture – la forza interiore di questi atleti, uomini e donne, che dal momento in cui si è manifestata la loro disabilità, hanno dovuto assumere e imparare a sopportare lo sguardo, non sempre benevolo, degli altri. E che adesso non esitano a mettersi in gioco davanti a una platea internazionale. “C’è voglia di contaminazione – afferma il presidente del Comitato Italiano Paralimpico, intervistato da Sky – rispetto alla capacità della società civile di saper guardare alle abilità delle persone, e non alle disabilità. Noi, attraverso lo sport, insegniamo a guardare a ciò che è rimasto e non a ciò che si è perso mettendo in condizioni di pari opportunità nell’espressione delle proprie abilità. Se questo avvenisse tutti i giorni, in tutti i settori della vita, avremmo realizzato quelle pari opportunità che sono un messaggio non tanto nascosto del mondo paralimpico”.

Ci sembra, dunque, questo, un buon momento per dare uno sguardo alla nostra scuola e al rapporto tra Scienze motorie, sport e alunni diversamente abili. Diciamo subito che in Italia – pioniera e patria dell’inclusione scolastica – la situazione è decisamente buona. Gli alunni e le alunne in situazione di disabilità partecipano regolarmente ai campionati studenteschi e, laddove possibile, normodotati e diversamente abili gareggiano nella stessa squadra. Così come pensato nel 2019 dall’allora ministro dell’Istruzione Fioramonti che, in occasione della Giornata della Disabilità, affermò che non ci sarebbero più state gare separate nelle competizioni sportive per gli studenti e che tutti gli alunni avrebbero potuto gareggiare e competere assieme. Fatti salvi, naturalmente, alcuni casi specifici – alunni non vedenti e con ridotta mobilità – per l’impossibilità di concorrere in condizioni di totale eguaglianza con i compagni.

Al di là, comunque, delle direttive ministeriali, ogni Regione, ogni singolo Istituto è in prima linea sul fronte dell’inclusione. Tutti hanno le idee ben chiare sui benefici dello sport, non soltanto sul piano del benessere psicofisico personale, ma anche su quello – non meno importante –  dell’inclusione e della coesione di gruppo.

Come è il caso della Regione Puglia che quest’anno, in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione e del Merito, con l’Ufficio Scolastico Regionale e il Comitato Italiano Paralimpico, ha riproposto il Progetto “Scuola, Sport e Disabilità”, il cui obiettivo principale è la diffusione dello sport per tutti e dei suoi valori. Valori ai quali aderisce il nostro Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha voluto presenziare alla cerimonia inaugurale delle Paralimpiadi di Parigi, portando il saluto dell’Italia e il suo personale alle atlete e agli atleti partecipanti.

Gabriele Ferrante

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