A Parigi, la scuola acuisce le disuguaglianze sociali invece di stemperarle. Lo rivela il quotidiano francese Libération, entrato in possesso di un rapporto riservato redatto dall’Ispezione generale del Ministero dell’Educazione Nazionale che analizza in centoventi cartelle la scuola della capitale, dalle materne ai licei. Sembrerebbe che già a partire dal primo livello della scolarizzazione, Parigi mostri le sue défaillances, con una media di iscritti alla materna quattro volte inferiore alla media nazionale. Non tanto per mancanza di posti – si legge nel rapporto – quanto per un approccio elitista che tenta di mantenere le classi socialmente omogenee e poco numerose.
I problemi continuano alla scuola elementare, in cui le classi sono spesso affidate – contrariamente alle raccomandazioni ministeriali – a docenti giovani e inesperti che, ancora metodologicamente sprovveduti, non riescono a rispondere alle diverse esigenze di apprendimento degli alunni, con il risultato che i più bravi sono destinati a diventare sempre più bravi e i più deboli a imboccare un tunnel che a medio termine li condurrà al décrochage, all’abbandono scolastico. Inoltre, la tipologia d’insegnamento dispensato è spesso frontale, i maestri parlano e gli alunni ascoltano, i progetti previsti per gli allievi in difficoltà sono scarsi o nulli e il lavoro collegiale è quasi inesistente. La scuola media e il liceo aggravano la frattura sociale. La prima per eccesso di severità: molte scuole si atteggiano a piccoli licei e, invece di curare la formazione, di prendere in esame l’errore come tappa del processo di apprendimento, lo penalizzano, sanzionandolo con troppo rigore. La secondaria superiore, infine, completa il quadro.
E’ sempre più facile aggirare l’ostacolo della cosiddetta carte scolaire, il regolamento secondo il quale ci si può iscrivere soltanto nelle scuole vicine al luogo di residenza: indirizzi fittizi, materie opzionali che soltanto alcuni licei offrono all’utenza, sono solo alcuni dei "trucchi" che le famiglie adottano per iscrivere i propri figli nei licei più prestigiosi – che si trovano tutti nei quartieri bene della capitale – anche se abitano l’estrema periferia urbana e oltre. Solo una forte volontà politica – conclude il rapporto – potrà far cambiare una situazione che per i parigini è già prassi consolidata.
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