Il primo round sulle scuole paritarie lo hanno vinto Leu e quella parte del Movimento 5 Stelle che reputano ingiusto accordare aiuti economici agli istituti non statali, soprattutto oggi che vi sono ben altre priorità per via del Covid-19. Nel testo finale del decreto Rilancio non c’è infatti quel sostegno importante – sotto forma di detrazioni per le famiglie e di finanziamenti corposi – per superare la fondata minaccia di sopravvivenza di molti istituti paritari, costretti a fare i salti mortali dopo la sospensione delle lezioni in presenza e la mancata conseguente assegnazione di parte delle rette normalmente pagate dalle famiglie degli alunni: dal Governo sono arrivati 80 milioni complessivi, di cui 65 a copertura del mancato pagamento delle rette e 15 per un fondo specifico delle Regioni da destinare sempre e solo a questi istituti. Di sostegno alla primaria e alla secondaria, invece, non c’è traccia.
Per i detrattori dei finanziamenti alle paritarie, che contano ben 900mila alunni iscritti, anche quegli 80 milioni non andavano concessi: il comma 3 dell’articolo 33 della Costituzione (“enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato”), ricordano ciclicamente, non prevede finanziamenti pubblici.
I gestori delle paritarie, invece, non ci stanno. E indicono il primo sciopero della loro lunga storia: tutte le attività scolastiche delle paritarie si fermeranno il 19 e 20 maggio prossimi. È un gesto simbolico – spiegano i promotori Usmi e Cism – che vuole provocare un “rumore educativo”, e un “rumore costruttivo”. Con questa motivazione per la prima volta le scuole pubbliche paritarie annunciano un’astensione dalle.
Spiegano, in una nota, che alle paritarie il Governo ha lasciato le “briciole”, trattandole “meno delle biciclette e dei monopattini, per i quali stanzia 120 milioni di euro per il 2020 e il bonus sarà pari al 60% della spesa sostenuta, meno degli ombrelloni. Noi siamo gli invisibili per questo governo”.
Il gesto intende sensibilizzare i “parlamentari, che saranno impegnati nella discussione degli emendamenti (del D.L. Rilancio ndr) nell’aula parlamentare, a non lasciare indietro nessuno”. Questa causa, sostengono, “viene prima dei programmi, degli esami, del distanziamento sociale, che è quel di più della relazione educativa che può rendere adulto un ragazzo, o non ripartirà”.
Martedì 19 e mercoledì 20 maggio le paritarie “interromperanno le lezioni e per questi due giorni allievi, docenti e famiglie esporranno un #Noisiamoinvisibiliperquestogoverno. Ciascuna delle nostre scuole, con il coinvolgimento delle famiglie, dei docenti, degli studenti organizzerà gli eventi che desidera con lezioni, video, dirette Fb dalle pagine delle scuole che saranno aperte a tutti: conferenze, dirette, disegni, flash mob…, tutto in diretta social per fare quel rumore costruttivo e responsabile che solo la scuola sa fare”. Tutti “appelli alla classe politica perché non condanni all’eutanasia il pluralismo culturale del nostro Paese.
Della vicenda è tornata a parlare Mariastella Gelmini, ex ministra dell’Istruzione ed oggi capogruppo di Forza Italia alla Camera, per la quale il decreto rilancio abbandona “in modo inspiegabile le scuole paritarie, mettendo così in discussione il principio costituzionale di libertà di educazione. Per queste importanti realtà zero risorse e nessun aiuto”.
La Gelmini annuncia che “Forza Italia darà battaglia in Parlamento per modificare il provvedimento e per salvare le paritarie”.
Gli fa eco su twitter Antonio Tajani, vicepresidente di Forza Italia, per il quale “non è prevista la possibilità di detrarre le tasse dalle rate pagate dalle famiglie”.
“Molte di queste scuole sono nelle periferie delle grandi città e offrono un servizio che la scuola statale non riesce a dare. La loro chiusura provocherà sovraffollamento e disagi nelle scuole pubbliche”, conclude Tajani.
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