Non ha tardato ad arrivare la raffica di critiche al Governo per la decisione di raddoppiare, quasi, i finanziamenti annuali destinati dal Governo alla scuola paritaria: del resto non poteva andare diversamente, soprattutto considerando che da un paio d’anni molti addetti ai lavori storcevano già la bocca di fronte al mancato taglio dei fondi per le private, a fronte del piano di ridimensionamento triennale delle spese per la pubblica pari ad 8 miliardi di euro complessivi e la cancellazione di 140.000 posti.
Così, quando si è saputo della decisione, contenuta nel maxiemendamento al ddl di stabilità, attraverso cui è stato deciso di portare il finanziamento, bloccato da un decennio, di 130 fino a 245 milioni di euro, da sindacati, associazioni di categoria e opposizione sono cominciati a giungere messaggi di protesta.
Tra i primi a farsi sentire, con la voce grossa, come accade da un paio d’anni a questa parte, è stato il segretario della Flc-Cgil, Domenico Pantaleo, per il quale siamo di fronte ad “un Governo in agonia che vuole completare l’opera di demolizione della conoscenza pubblica per lasciare spazio alla privatizzazione”: non a caso “sono confermati i tagli per la scuola, anche per il prossimo anno e nel contempo sono aumentati di 245 milioni i fondi per le scuole paritarie”.
Pesante anche il parere di Francesca Puglisi, responsabile Scuola del Pd, secondo cui “il ministro Gelmini spera di salvarsi l`anima reintegrando soldi alle scuole paritarie: peccato che si sia dimenticata di reintegrarli anche alla scuola pubblica”. La differenza di trattamento diventa ancora più evidente se si pensa “che il ricco finanziamento alle scuole paritarie – ha continuato Puglisi – non garantisce il ripristino dei 103 milioni destinati ai libri di testo per le famiglie bisognose”. Alcune fonti vicine al Governo, però, indicherebbero invece per certa (all’interno di un ‘pacchetto’ specifico di 375 milioni di euro contenuto sempre nella ex Finanziaria) anche copertura della spesa destinata ai genitori con meno disponibilità economiche.
Per finire, al Partito democratico non piace nemmeno la procedura di destinazione dei finanziamenti, in particolare perché “i fondi alle paritarie, prima assegnati dagli Uffici scolastici regionali, sono ora concessi direttamente al Ministero. Ciò significa meno possibilità di controllo sul servizio che le paritarie svolgono. E fa sorgere il dubbio – ha concluso la responsabile Scuola del Pd – che i finanziamenti possano trasformarsi in tante prebende concesse con discrezionalità”.
Davvero indignato, per le scelte del Governo, si è detto anche il leader dell’Italia dei valori, Antonio Di Pietro, negli ultimi tempi sempre più attento alle questioni scolastiche (di recente è giunta in Senato una proposta ad ampio raggio su tutto il comparto Scuola): “in queste ore – ha fatto sapere l’ex Pm assieme il responsabile lavoro e welfare dell’Idv, Maurizio Zipponi – l`esecutivo sta aumentando il finanziamento alle scuole private, e allo stesso tempo demolisce la scuola pubblica, mandando a casa oltre 140 mila insegnanti, servitori dello Stato. A questo punto per l`IdV non esistono più mezze misure, occorre dichiarare chiusa la fase berlusconiana, che tanto danno ha provocato e continua a provocare agli italiani: vadano a casa!”.