Sugli emendamenti al Decreto Scuola n. 22 siamo alla resa dei conti: giovedì prossimo, 14 maggio, la Commissione Cultura del Senato dovrebbe esprimersi sulle tante proposte di modifica già valutate dalle altre commissioni competenti. Gli argomenti trattati sono svariati e divisivi: si va dalla richiesta di voto numerico almeno nella scuola primaria alla volontà trasversale di fare approvare un concorso per soli titoli, dalla volontà di dirimere i contenziosi in atto sui concorsi per dirigenti scolastici fino al finanziamento per le scuole paritarie che alla crisi di iscrizioni devono ora fare i conti con le mancate rette da parte delle famiglie per via della sospensione delle attività didattiche. Su quest’ultimo punto, tuttavia, nelle ultime settimane abbiamo assistito ad una convergenza che non ha eguali.
Per evitare che almeno una scuola paritaria su tre sia costretta chiudere, quasi tutti i partiti politici sono intervenuti a vario titolo per dare il loro sostegno: dopo la Lega, Italia Viva e Forza Italia, pure il Partito Democratico ha speso parole di preoccupazione, prima con Valeria Fedeli, senatrice Pd ed ex ministra dell’Istruzione e poi con Graziano Delrio, capogruppo democratico alla Camera, per il quale “il contributo al sistema nazionale di istruzione e alla libertà educativa è fondamentale”.
Le richieste emendative al D.L. 22, che prevedono aiuti alle paritarie, vanno dalla totale detrazione fiscale delle rette dei genitori fino al sostegno diretto degli stessi istituti.
Nel frattempo, la Lega ha anche presentato un disegno di legge per “l’istituzione di un fondo da 100 milioni per le scuole paritarie e la destinazione di una quota del 10Xmille al loro finanziamento”.
È di queste ore l’intervento di Fabio Rampelli, di Fratelli d’Italia, vicepresidente della Camera, per il quale il supporto dello Stato deve salvare soprattutto gli istituti “autorizzati ma non riconosciuti, che non hanno quindi altro sostegno se non quello delle rette pagate dalle famiglie”.
“Si tratta, insieme, di tutelare un servizio insostituibile, difendere il modello culturale e costituzionale della libertà di scelta delle famiglie e salvaguardare migliaia di posti di lavoro. L’ordine del giorno di Fdi approvato dal governo due settimane fa e accompagnato da una forte iniziativa politica ha aperto la strada”.
Rampelli si appella a chi governa il Paese: “Adesso governo e maggioranza mantengano l’impegno in maniera economicamente adeguata e porti a destinazione la tutela di queste attività. Gestori e operatori di scuole e asili tengano duro perché siamo vicini alla soluzione”.
Anche al ministero dell’Istruzione sembrerebbero d’accordo. “Ogni promessa è debito, recita un vecchio adagio, e oggi siamo lieti dell’impegno che il Ministro Azzolina ha preso la scorsa settimana alla Camera in materia di scuole paritarie e saremo molto attenti che alle parole faccia seguire rapidamente i fatti”, ha ricordato Alessandra Gallone, vicepresidente dei senatori di Forza Italia.
Anna Ascani, sottosegretario all’istruzione e vice presidente Pd, ha tenuto a ricordare che “nella fascia 0-6 anni se non ci fossero le scuole paritarie e i privati accreditati noi avremmo circa la metà dei bambini senza accesso ai servizi, queste realtà svolgono un servizio fondamentale”.
Un primo sostegno del Governo è arrivato al decreto Crescita, che oltre al miliardo in due anni previsto per il rientro in sicurezza di alunni e personale, settembre, ha inserito nella bozza un contributo complessivo di 65 milioni per chi gestisce in via continuativa i servizi educativi (come gli asili nido) e alle istituzioni scolastiche dell’infanzia non statali, come sostegno economico per la riduzione o mancano versamento delle rette.
In pratica, assieme a LeU, solo il M5S ha palesato indifferenza dinanzi alla disperata richiesta di auto giunte dai gestori e dalle associazioni (come la Fidae) che difendono gli istituti paritari e privati. Diversi politici del movimento, infatti, reputano prioritario il sostegno della scuola pubblica, lasciando che la paritaria e privata si “arrangino” da soli.
Anzi, a dire il vero, nemmeno tutti i “grillini” si sono mostrati compatti contro gli aiuti alle scuole paritarie: per la senatrice Tiziana Drago “in questo momento di emergenza covid-19” c’è il fondato “rischio che 300 mila saranno gli allievi che si riverseranno nella scuola statale”.
La senatrice ha quindi deciso di rivedere la sua posizione, dicendo di volere “sostenere la proposta depositata della detrazione integrale della retta pagata dai genitori della scuola paritaria, che oggettivamente pagano due volte, con le tasse prima e la retta poi. Il rischio della chiusura di un terzo di questo comparto (complessivamente 12mila sedi scolastiche, 900 mila allievi, 160 mila dipendenti) costerebbe 2.4 miliardi di euro allo Stato, con una reale difficoltà per la scuola statale di ripartire, già gravata dalle proprie classi pollaio”, ha concluso Drago.
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