“Abbiamo costruito in Italia più del 50% del volume abitabile della stazione spaziale e in più ci sono una serie di esperimenti italiani, ogni investimento nella ricerca nello spazio ha un ritorno del 700%”, ha detto l’astronauta italiano e poi ha pure ricordato che tanti moduli della stazione sono di fabbricazione italiana e che i suoi esperimenti avranno un grande ritorno, anche per lo sviluppo dell’economia verde.
“Gli investimenti italiani sono fondamentali”, ha detto Parmitano e “sono qui grazie alla scuola italiana”.
La missione all’astronauta Luca Parmitano gli è stata affidata dall’Asi (agenzia spaziale italiana) e si concluderà l’11 novembre quando il maggiore pilota dell’aeronautica militare rientrerà, portando sulla terra la fiaccola dell’Olimpiade invernale di Sochi. A novembre è previsto un nuovo viaggio della Soyuz nello spazio per portare anche la torcia olimpica. Gli astronauti Kotov e Ryazansky la porteranno con loro in una passeggiata spaziale prima di affidarla a Luca Parmitano.
L’Italia, grazie alla cooperazione dell’Asi con un pool di aziende guidato dalla Thales Alenia Space di Torino, ha realizzato i moduli pressurizzati della navetta Cygnus e del cargo europeo Atv-4 “Albert Einstein”, entrambi agganciati alla Stazione in questo momento.
Completano la base orbitante i moduli abitativi, anch’essi costruiti in Italia: Columbus, Harmony e Tranquillity (conosciuti anche come Nodo 2 e Nodo 3), il modulo logistico permanente “Leonardo” e quello da osservazione “Cupola”, la spettacolare finestra sul mondo della base spaziale.
“Per diventare astronauta non servono doti eccezionali, serve molta determinazione e anche molta fortuna. Ovviamente serve anche tanta preparazione e per questo colgo questa occasione per ringraziare l’Italia visto che la mia formazione è avvenuta nelle scuole pubbliche e poi all’università in accademia aeronautica”.
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