I lettori ci scrivono

Parole, parole, parole…

Le secret pour êtreennuyeux, c’est de tout dire.

Il banco dell’antipolitica è, a ragion veduta, un segreto di Pulcinella: un ciangottio verboso dai mille volti dell’inconcludenza. Una melensa melassa da far invocare l’immagine di una bipenne, ma solo come taglio di consensi su chi la gestione della cosa pubblica non la vive come servizio di Stato, intendiamoci!

False premialità, contratti fermi da anni ed immiseriti da micragnosi gettoni, disattenzione nei confronti dei giovanissimi – aggravata dal binario morto della Scuola-Alternanza lavoro, in un Paese in cui il tasso di disoccupazione è altissimo, elevato a potenza (ed impotente) – bastano a dare un quadro netto e preciso su ciò che, a livello istituzionale, è oggetto di discussione, ma non di soluzione.

Parole, solo parole!

Anzi, un disco rotto, monocorde e demagogico. Usare molte parole per comunicare pochi pensieri è indice di mediocrità, mentre è sintomo di mente eccellente racchiudere molti pensieri in poche parole: è lectio antica, dai tempi esiodei, ma, evidentemente, il fumo è la migliore merce degli imbonitori. Peccato che sulla graticola cuociono tante aspettative disattese!

La mancanza di ingegno, poi, assume tutte le forme per nascondersi: si cela nell’ampollosità, nella ridondanza, nel tono di superiorità, e di distinzione: solo alla semplicità non si avvicina, perché metterebbe sul mercato soltanto sciocchezze.

La semplicità è l’uniforme della verità: ed è assai difficile accostarsi ai panni di chi vede meglio il punto della situazione, laddove l’altro vagamente sa, tirando una soluzione in tasca, che non è tascabile per i bisogni dei meno che sono i tanti più di oggi. Uno scarto che fa la differenza e su cui l’agenda politica, sui temi caldi dell’attualità, è concretamente indifferente, ingegnosa e capziosa.

E per la scuola, infine, Quousqueabutere nostra patientia, calando nella realtà quotidiana un noto adagio ciceroniano?

Francesco Polopoli

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