Categorie: Politica scolastica

Parte il semestre italiano UE: puntiamo su integrazione linguistica e culturale

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Fare in modo che il semestre di presidenza italiana in Europa favorisca l’integrazione linguistica e culturale. A chiederlo, il 1° luglio, è stata la Uil Scuola, dal congresso tenuto a Stoccarda dalla sezione Esteri del sindacato Confederale, al quale hanno preso parte Angelo Luongo, responsabile del Dipartimento Uil Scuola Estero, gli onorevoli Caruso, Farina, Garavini, il dirigente Giorgio Salerno e i rappresentanti delle scuole, degli istituti di cultura, dei corsi di lingua dei vari paesi europei.

“L’Inghilterra – ricorda la Uil Scuola – ha il British Institute, la Germania il Goethe, la Francia l’Alliance Francaise, agenzie che si occupano della diffusione della lingua e della cultura dei loro paesi. Siamo l’unico paese al mondo che assegna la responsabilità delle attività scolastiche e culturali, di diffusione della lingua italiana non ad un ministero che segue l’istruzione, la cultura, bensì al ministero degli Esteri”.

Sono misure che potrebbero essere inserite già nel provvedimento sulla scuola che il Governo ha annunciato per luglio. Ma per il segretario generale, Massimo Di Menna, ci sono le possibilità perché si decida subito. Senza “aspettare il provvedimento legislativo”: basta “far diventare Palazzo Chigi centro di coordinamento degli interventi dei tre ministri Giannini (Istruzione), Franceschini (Beni Culturali), Mogherini (Esteri) per la promozione e la valorizzazione della lingua e della cultura italiana”, ha detto il leader della Uil Scuola.  Che ha poi aggiunto: serve anche “un piano di formazione europea per gli insegnanti. Lo sviluppo della cultura e della lingua italiana rappresentano importante opportunità di sviluppo, anche economico, considerando il grande patrimonio artistico e culturale del nostro paese”.

Va ricordato che la richiesta di insegnamento della lingua e della cultura italiana da parte dei cittadini europei è sempre più di tipo altamente professionale, non è più soltanto problema dei figli degli emigrati. E per tale finalità si può ricorrere a finanziamenti europei.

“Altro aspetto di cui si sente la necessità – fa sapere ancora il sindacato – è la individuazione e la formazione di insegnanti di italiano come ‘Lingua 2’ sia per gli stranieri in Italia che per l’estero. Ci sono già esperienze molto positive di bilinguismo come alcune scuole primarie il liceo di Stoccarda che andrebbero però potenziate considerando l’alta domanda sia da parte di famiglie italiane che dei vari paesi europei.
L’Università di Venezia ha già formato insegnanti di italiano come ‘Lingua 2’ senza alcun utilizzo, c’è tra questi e tra gli insegnanti italiani impegnati all’estero un patrimonio professionale utilizzabile anche come supporto e formazione”.

Alessandro Giuliani

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