Il valore della manovra è lievitato dai 23 miliardi riferiti nei giorni scorsi fino ai 30 miliardi annunciati da Matteo Renzi per via della decisione di destinare 18 miliardi al taglio delle tasse e alla riduzione del costo del lavoro. Soltanto l’azzeramento della componente costo del lavoro dall’Irap vale 6,5 miliardi, mentre la stabilizzazione del bonus Irpef da 80 euro dovrebbe avere un costo di 7 miliardi (altri 3 miliardi sono già stati coperti con il dl Irpef).
Su quest’ultimo capitolo, resta in campo l’ipotesi di rafforzare le detrazioni per le famiglie numerose monoreddito. Tutte operazioni che mirano a ridurre il peso del fisco ma che hanno un costo. Si è reso necessario, infatti, aumentare i tagli della spending review per l’anno prossimo, prevedendo di incassare fino a 16 miliardi, tornando ai livelli indicati nel Def di aprile.
In particolare, dai tagli ai ministeri si punta a recuperare circa 4 miliardi di euro, e altri 4-5 miliardi dovrebbero essere recuperati dalle Regioni e fra i 2 e i 3 miliardi dagli enti locali.
Dal pubblico impiego e soprattutto dal taglio del 3% delle retribuzioni dei dipendenti pubblici si stima un altro miliardo, altri 2 miliardi dal riordino della tax expenditure, e circa 1 miliardo dalla riforma delle società partecipate.
Sul fronte delle entrate, altri 2,5 miliardi dovrebbero arrivare dalla lotta all’evasione fiscale anche attraverso il possibile ampliamento del reverse charge sull’Iva. Il settore giochi dovrebbe invece consentire di ottenere un altro miliardo di euro.
Il governo punta, inoltre, a destinare un altro miliardo per incentivare la cancellazione dei contributi per le assunzioni a tempo indeterminato per un periodo di tre anni e ameno altri 1,5 miliardi dovrebbero essere destinati a finanziare i nuovi ammortizzatori sociali.
Anche l’operazione di trasferimento del Tfr in busta paga dovrebbe trovare spazio nel provvedimento, secondo quanto riferito da diversi esponenti del governo. Ma sull’intervento i tecnici sono ancora al lavoro. Ci sono poi una serie di altre voci che hanno un costo, a partire dalla proroga dell’ecobonus del 65% e del bonus ristrutturazione del 55%, l’allentamento del patto di stabilità interno, la stabilizzazione dei 150mila precari della scuola, lo sblocco degli scatti per il comparto sicurezza, il credito d’imposta per la ricerca, e i fondi per fronteggiare l’emergenza dell’alluvione di Genova. Per finire, ci sono le spese indifferibili: dal 5 per mille alle missioni internazionali di pace.