Categorie: Politica scolastica

Parte protesta sindacati contro la nuova riforma

Blocco del contratto, stipendi da fame, precari in via d’estinzione e sottopagati, scuole che chiedono la settimana corta per mancanza di fondi pur senza l’accordo di prof e famiglie, burnout crescente tra gli insegnanti, risultati su apprendimento e abbandono scolastico sempre più distanti dalla competitiva Europa: sono i punti toccati oggi dal presidente Anief, Marcello Pacifico, che ha accolto l’invito a discutere davanti al Ministero dell’Istruzione, con tutti gli altri rappresentanti del sindacato e dei movimenti della scuola sui problemi reali che vive l’istruzione italiana, in occasione del primo dei due sit-in organizzati a Roma (domani scende in piazza la Flc-Cgil) contro l’ipotesi di riforma della scuola prospettata dal governo.

I lavoratori – ha spiegato Pacifico – hanno bisogno di risposte, in un momento in cui il sindacato non soltanto non è convocato per trattare o rivendicare i diritti dei lavoratori, ma riceve persino attacchi alla sua libertà e agibilità della rappresentanza lavorativa. Tra l’altro, questa è solo la ‘punta dell’iceberg’, fatto di una scuola italiana che colleziona rapporti negativi sugli apprendimenti dei suoi alunni, sul record di Neet, su abbandoni e bocciature. Il problema – ha continuato Pacifico – è che negli ultimi dieci anni i governi che si sono succeduti hanno utilizzato la scuola italiana come quasi fosse un bancomat: i fondi destinati ai nostri giovani sono stati infatti sistematicamente dirottati per coprire il buco di bilancio statale, ma anche l’inefficienza, l’irresponsabilità e, in alcuni casi, perfino la corruzione della politica”.

Anief ricorda che a partire dal 2009 sono stati 200mila i posti tagliati sulla pelle dei precari. Nello stesso periodo abbiamo assistito alla riduzione di un sesto dell’orario scolastico, alla chiusura di una scuola autonoma su quattro, anche se la Consulta ha poi detto che non si poteva fare. E che dire del blocco dei contratti  e degli stipendi del personale, non soltanto per chi è precario (spesso a vita) ma anche dei dipendenti di ruolo, con un’inflazione oggi di quattro punti superiore al minimo salariale?

 

Il sindacato autonomo ha ribadito a Roma i contenuti della piattaforma. Queste sono le richieste che l’Anief propone al governo per trovare subito una via d’uscita dalla contestata riforma: subito assunzioni per 100mila posti vacanti già di fatto vacanti e disponibili per le immissioni in ruolo; sblocco del contratto per allineare le buste paga di base di docenti e Ata al costo dell’inflazione; obbligo formativo esteso da 16 a 18 anni; riforma dell’apprendistato.

 

Nel dettaglio, il giovane sindacato ha indicato all’amministrazione e al governo tre inter‎venti mirati per cambiare “la bussola”.

1. Reclutamento: bisogna stabilizzare su tutti i posti vacanti e disponibili i precari con più di 36 mesi di servizio ed inseriti nelle GaE, ma anche gli ‘idonei’ dei concorsi. Inoltre, Anief ha verificato che un posto su dieci oggi in organico viene affidato alle supplenze: può essere liberato, lasciando la possibilità ai nuovi abilitati di essere nominati come supplenti annuali

2. Apprendistato: ha ragione l’on. Simona Malpezzi, responsabile Scuola PD. Sul tema dell’alternanza scuola-lavoro, occorre prendere esempio da organizzazioni più virtuose, come quella di Bolzano. Oppure dal mode‎llo tedesco. Ma se non si riprende il progetto dell’ex Ministro Luigi Berlinguer sull’obbligo formativo fino a 18 anni, non riusciremo mai a risolvere il problema dei Neet già quindicenni. E questo significa creare nuove cattedre, nuove scuole, nuovi plessi. Di sicuro, non attuare ulteriori tagli. Come ha dichiarato recentemente il proprietario di Google “bisogna lavorare di meno e non di più”. A tal proposito, non ha senso introdurre 36 ore di servizio settimanale per i docenti, perché, sebbene facoltative, distruggerebbero i tempi della programmazione e ci allontanerebbero ulteriormente dai parametri dell’Europa.

3. Carriera: premesso che gli stipendi base devono prioritariamente essere agganciati per tutti i lavoratori della scuola al costo della vita, perché la dignità della professione viene prima di chi lavora di più, il sindacato è disposto a confrontarsi sul fatto che la carriera possa non più essere legata esclusivamente ‎all’anzianità. Servono tuttavia criteri di valutazione trasparenti, non necessariamente affidati al solo dirigente scolastico, il quale dovrà essere a sua volta valutato.

Quindi le “tappe” da affrontare sono: sbloccare il contratto, dare uno stipendio in più per ogni anno di arretrati (1.200 euro a partire dal 2010, altro che 80 euro mensili), finirla di sottopagare i precari perché i loro lavoro svolto è uguale a quello dei colleghi di ruolo. Il presidente Anief ha spiegato con chiarezza che “sono queste le vere priorità della scuola, non quelle indicate, seppure a titolo personale, dal ministro e da sottosegretari di viale Trastevere su aumento di orario di lavoro per docenti e Ata e abolizione delle graduatorie di istituto. Di fronte a tale scenario, anche semplici annunci non possono che suscitare preoccupazione e proteste. Come quelle di oggi e di domani. C’è necessità – ha concluso Pacifico – di chiarire sulle urgenze che colpiscono il nostro sistema di istruzione, non di alimentare tensioni”. 

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