Rilievi al disegno di legge d’iniziativa governativa, la cui discussione bloccata al Senato sarà ripresa non prima della fine del mese di settembre, erano infatti venuti non solo dall’opposizione, ma dalla stessa maggioranza governativa e soprattutto dal responsabile del dicastero dell’economia Giulio Tremonti.
La mini-sperimentazione avrà perciò lo scopo di evitare aggiramenti delle difficoltà, nelle more dell’approvazione parlamentare e in mancanza del parere, per altro solo obbligatorio, ma non vincolante, del Cnpi richiesto dallo stesso Ministro Moratti per un progetto nazionale di sperimentazione.
Da qui la sperimentazione di dimensioni ridottissime, di piccolo cabotaggio, come è stata detta e di limitatissima durata. Sarà attuata in un numero ristrettissimo di scuole, non più di venti, e per un solo anno scolastico.
Saranno, allora, poche decine gli istituti del Nord, del Centro e del Sud che sperimenteranno, a decorrere dal prossimo settembre, la riforma Moratti attraverso questa sorta di pasticciaccio, come è stata chiamata la mini-sperimentazione.
Che cosa si sperimenterà? Innanzitutto le iscrizioni alla scuola dell’infanzia ed elementare con un semestre d’anticipo, rispettivamente a due anni e mezzo e a cinque anni e mezzo.
La sperimentazione più evidente sarà quella del ‘maestro prevalente’, quel maestro che era stato negato dalla riforma della scuola elementare di tre lustri addietro e che il ministro Moratti vuole ad ogni costo ripristinare per rastrellare risorse da utilizzare in favore della scuola non statale e dei vari piani di informatizzazione delle scuole.
Sarà l’organizzazione didattica dell’intera scuola elementare, come si vede, ad essere sottoposta a sperimentazione, e sconvolta, un’organizzazione didattica che, come è noto, fino ad oggi ha riscosso solo consensi e nessuna critica.
Sarà poi introdotta la sperimentazione dell’inglese e dell’informatica sin dal primo anno della scuola elementare.
Soddisfatto, ovviamente, anche di così poco il ministro Moratti per cui non conta la quantità. Anche da un numero così ristretto di istituti verranno utilissime indicazioni.
Per la Cisl la limitazione della sperimentazione consentirà di disporre di dati più attendibili. Molto critica, invece, la Cgil che paventa i pericoli dell’incrociarsi di questa sperimentazione con le altre, quelle che talune regioni d’Italia, Piemonte, Lazio, Molise, Lombardia, Puglia e la provincia autonoma di Trento sono state autorizzate, attraverso l’approvazione di appositi protocolli, ad avviare nell’ambito della nuova normativa federalista.
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