Categorie: Formazione iniziale

Partenza flop per i corsi abilitanti TFA, quelli per il sostegno ancora fermi ai box

È partita decisamente rilento la macchina organizzativa del Ministero dell’Istruzione che nel mese di novembre dovrebbe portare all’avvio del secondo ciclo dei Tirocini formativi attivi per abilitare 22.450 nuovi docenti della scuola secondaria e specializzare sul sostegno agli alunni disabili altri 6.630 docenti già abilitati. A quasi due settimane dalla pubblicazione del decreto ministeriale n. 312 del 16 maggio scorso permangono diverse situazioni irrisolte: non è ancora completo l’elenco degli atenei che erogheranno i corsi, non è stata stabilita la distribuzione dei posti dell’allegato A nelle varie università coinvolte, i docenti che intendono frequentare il corso di sostegno non possono ancora iscriversi.

La mancanza di indicazioni e di possibilità di formulare la propria richiesta di partecipazione, tramite apposito sito internet del Cineca (https://tfa.cineca.it/2014/index.php), risultano particolarmente gravi. Perché nel frattempo i giorni passano e la scadenza per la presentazione delle domande di partecipazione alla preselezione – fissata dal Miur al 16 giugno 2014 – si avvicina. A proposito di test preliminare, in programma a luglio, il Miur ha previsto che ogni aspirante all’abilitazione o al titolo per il sostegno debba versare, come tassa di partecipazione, tra i 50 e i 150 euro.

Considerando che, a quanto risulta all’Anief, gli aspiranti docenti sono in buona parte giovani privi di un’occupazione – in almeno il 25 per cento dei casi si tratta di neo-laureati sotto i 24 anni – l’amministrazione e le università avrebbero potuto evitare di chiedere un contributo di questa portata: non si comprende come mai l’alta affluenza di partecipanti, che contraddistingue ormai tutte le prove selettive organizzate per diventare insegnante, non convinca il Miur ad imporre alle università delle quote più ragionevoli per svolgere i test d’accesso.

Rimane ancora un mistero, inoltre, l’entità della tassa d’iscrizione ai corsi Tfa abilitanti: la speranza è che finalmente l’amministrazione centrale abbia deciso di imporre agli atenei dei “tetti” più bassi rispetto ai circa 4mila euro chiesti dalle università in occasione delle ultime tornate abilitanti. Si tratta, se confermate, di cifre non giustificabili. Soprattutto per quei corsi dove vi è un numero di iscritti ampiamente sufficienti per garantire un ritorno economico dignitoso alla comunità accademica accogliente.

Ricordiamo che la prova di accesso ai corsi TFA consiste in un test preliminare, disposto da una Commissione nazionale nominata dal Miur: sarà di contenuto identico su tutto il territorio nazionale e verterà sui programmi disciplinari di ogni classe di abilitazione. Coloro che supereranno la soglia di 21/30 accederanno ad una prova scritta che se superata li condurrà all’orale finale. È ammesso al percorso di TFA, secondo l’ordine della graduatoria, un numero di candidati non superiore al numero dei posti disponibili indicati nel bando di ciascun ateneo.

Ogni candidato dovrà presentare domanda attraverso la modalità ministeriale Istanza on-line, indirizzando la candidatura “all’Ufficio scolastico della regione presso la quale intendono frequentare i corsi di TFA”, fermo restando che il Miur potrebbe decidere di dirottare tale richiesta, qualora vi sia un basso numero di partecipanti, su altri USR. È possibile presentare la domanda di partecipazione alla selezione per più classi di abilitazione: al termine delle selezioni ogni candidato dovrà “comunque optare per l’iscrizione e la frequenza di un solo corso di TFA”. I corsi saranno attivati nel prossimo mese di novembre: avranno una durata annuale pari a 60 crediti formativi.

Il sindacato annuncia sin d’ora che continuerà a battersi in tutte le sedi per la corretta spendibilità di questo titolo, quindi per l’inserimento degli abilitati TFA, come già fatto per quelli del primo ciclo e per tutti gli altri abilitati dopo la chiusura delle SSIS, come farà per tutti gli abilitati PAS, all’interno della terza fascia delle GaE o di una fascia ulteriore, comunque utile al conferimento delle supplenze annuali e delle immissioni in ruolo. Nei giorni scorsi più di 10mila precari hanno chiesto all’Anief di far partire il ricorso al Tar del Lazio proprio per inserirsi nelle graduatorie aggiuntive alle GaE.

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