Con un Decreto Legge, illegittimo sotto molteplici profili, si tenta di far intendere, e imporre come “obbligatoria”, la didattica a distanza, saltando a piè pari un presupposto imprescindibile: l’interlocuzione con le OO.SS., abbandonando i docenti alle disposizioni improvvisate dei singoli Dirigenti scolastici che si sentono così, ovviamente a torto, legittimati circa l’imposizione di regole, metodologie e orari; si dice tutto e il suo contrario sulla regolamentazione della conclusione dell’anno scolastico in corso e l’avvio del nuovo, in netta controtendenza rispetto agli altri Paesi, molto più chiari, per loro fortuna non essendosi quivi ispirati al c.d. Modello Italia.
A questo proposito, citiamo una dichiarazione dello Studio legale Giovanni Bufano: “L’asserito obbligo della DIDATTICA A DISTANZA è stato, dunque, solo appannaggio esclusivo di propaganda mediatica non supportata neppure dallo stesso Decreto Legge a tutt’oggi vigente. Qualsivoglia disposizione sino ad oggi eventualmente emanata dal Dirigente Scolastico in senso contrario a quanto innanzi detto è da ritenersi, dunque, inefficace”
Si modificano le regole fondamentali di un rapporto di lavoro contrattualizzato, introducendo unilateralmente il telelavoro.
In verità, molto più accettabile e non in contrasto con la normativa vigente, sarebbe la prospettiva per cui la didattica a distanza mantenga il suo carattere di volontarietà, previa contrattazione con le OO.SS.: ciò salvaguarderebbe l’applicazione degli artt. 33 e 34 della Cost. -libertà di insegnamento e diritto all’istruzione- senza però “ignorare” gli artt. 2 e 3 della stessa Carta, e anzi, favorendo la rimozione degli ostacoli che impediscono di fruire del diritto allo studio con modalità on line; si versa invece in una totale disparità di prerequisiti tra le diverse realtà degli Studenti italiani, non garantendo a tutti pari condizioni per l’esercizio del diritto/dovere all’istruzione.
Non basta decretare che tutti sono uguali di fronte alla nuova tecnologia perché ciò miracolosamente si realizzi.
Per decreto si bloccano poi i precari di seconda e terza fascia, e mentre si pretende, da un giorno all’altro, dai Docenti digitalizzazione e operatività per la didattica a distanza, a proprie spese, il Ministero dell’Istruzione ammette con arroganza di non voler aggiornare le graduatorie, tentando di far credere che ciò sarebbe impossibile.
La verità è che si temono i trasferimenti di provincia dei docenti in GI e si vuole il prossimo anno l’allineamento dell’aggiornamento delle Gae, aggiornate già lo scorso anno, con quelle delle Graduatorie di Istituto, in stridente contrasto con quanto il medesimo governo aveva scritto nel D.L. n° 126: in altri termini, scrive una cosa a dicembre e la cancella a maggio.
Ma come sottacere l’atteggiamento insensibile verso i supplenti temporanei, che hanno perso la supplenza e per i quali non è stata ipotizzata soluzione alcuna! Si sarebbe dovuto riconoscere, a chi aveva lavorato per almeno 90 giorni, la validità giuridica dell’anno di servizio.
Quel che più stupisce è che la Ministra Istruzione sembra aver improvvisamente e totalmente dismesso i suoi trascorsi di docente, per di più sindacalista.
Partigiani della Scuola Pubblica
Scuola Bene Comune
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