Secondo l’Istat l’inclusione in classe degli studenti con disabilità o con disturbi dell’apprendimento è ancora lontana, sia per ragioni strutturali, considerato che solo il 33% delle scuole ha abbattuto le barriere architettoniche, sia per questioni organizzative, visto che il 57% di alunni cambia insegnante di sostegno da un anno all’altro.
Per questo, scrive Il Sole 24 Ore, la neoministra dell’Istruzione tra i primi atti del suo mandato ha previsto l’avvio – insieme al suo collega dell’Università, Gaetano Manfredi – del quinto ciclo di specializzazioni sul sostegno.
Ci sarebbero infatti quasi 20mila posti sul sostegno sparsi in 47 università di cui oltre metà sarebbero al Sud, nonostante la maggior parte di prof non specializzati eppure impiegati sul sostegno, stando sempre all’Istat, sarebbero al Nord dove raggiungono il 47 per cento.
Questo quinto ciclo – scrive Il Sole 24 Ore- di tirocini formativi attivi da 60 Cfu consente di ottenere la specializzazione sul sostegno ma non dà diritto alla cattedra. Per ottenerla bisogna comunque superare un concorso. Dopo il decreto a firma Azzolina-Manfredi tocca ai singoli atenei aprire i bandi sulla base dei posti su infanzia, primaria, medie e superiori a loro disposizione.
Se 10.795 posti sono disponibilità, su 19.585, nel Mezzogiorno spicca il record della Sicilia dove sono ben 4.675 i posti di Tfa, di cui 2mila nella sola Messina.
Le singole università dovranno rispettare tre vincoli decisi centralmente: consentire la frequenza anche agli idonei, ai vincitori di più procedure e chi ha iniziato il percorso ma lo ha poi abbandonato; calendarizzare i test di ammissione per il 2 o il 3 aprile 2020; chiudere i corsi entro maggio 2021.
Se è vero che gli specializzati del V ciclo non potranno partecipare ai concorsi da 66mila posti potranno però farlo i 14mila che hanno terminato il IV ciclo di Tfa. Ammesso che tutti e 14mila passino le prove l’emergenza tuttavia rimane.
Ed è per questo che la ministra dell’Istruzione ha in serbo altre due carte. Da un lato, inserire nella formazione di tutti i prof la didattica inclusiva. Dall’altro, trasformare una quota dei posti “di fatto” (che sul sostegno quest’anno sono 50.529) in organico dell’autonomia. Quindi a disposizione dei presidi per le esigenze sorte di volta in volta.
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